Matteo Messina Denaro è morto

L’ultimo superlatitante di Cosa Nostra si è spento nell’ospedale de L’Aquila

Matteo Messina Denaro, il boss che per 30 anni ha sfidato lo Stato, è morto di cancro. Il capomafia, arrestato il 16 gennaio scorso, si è spento nell’ospedale de L’Aquila. Aveva 62 anni e soffriva di tumore al colon da tre anni. I medici gli hanno interrotto l’alimentazione dopo che venerdì era entrato in coma irreversibile. Nel testamento biologico aveva rifiutato l’accanimento terapeutico.

Matteo Messina Denaro era ricoverato in una stanza blindata da agosto. Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e ha riconosciuto la figlia Lorenza, nata in latitanza e mai registrata. Le ha dato il suo cognome e le ha chiesto perdono. Al suo capezzale c’erano anche una sorella e la nipote Lorenza Guttadauro, che lo difendeva in tribunale.

Il boss era stato operato quattro volte e sottoposto a diversi cicli di chemio dal 2020. Le sue condizioni erano gravi fin dall’inizio e i medici dell’Aquila lo avevano curato prima in carcere e poi in ospedale. Lo hanno trattato con la terapia del dolore e poi lo hanno sedato.

“Mi avete preso per la mia malattia”

La malattia è stata la sua rovina. Infatti, i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo lo hanno rintracciato grazie alle sue cure mediche. Matteo Messina Denaro era il mandante delle stragi del ‘92 che uccisero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Era il capo della mafia siciliana dopo la morte di Totò Riina e Bernardo Provenzano.

La figlia Lorenza Alagna ha assistito il capomafia di Castelvetrano nelle sue ultime ore di vita. Matteo Messina Denaro era ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila per il cancro al colon. L’equipe dell’Oncologia lo aveva curato in cella, ma dopo due interventi la situazione era precipitata. Inoltre, il boss, come già detto, ha riconosciuto la figlia, nata durante la latitanza, e le ha dato il suo cognome. Tuttavia, non aveva mai collaborato con la giustizia, nonostante gli interrogatori dei pm di Palermo. Infine, non aveva mai visto la sorella Rosalia Messina Denaro, arrestata per mafia. “Voi mi avete preso per la mia malattia“, aveva detto ai magistrati. Per di più, il medico Alfonso Tumbarello è accusato di avere favorito la sua latitanza.

Una latitanza durata 30 anni

Dopo trent’anni di latitanza, Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano, il 16 gennaio 2023 è in manette. La polizia lo ha arrestato quasi nello stesso giorno in cui nel 1993 catturò Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra. I due mafiosi erano legati da un segreto: l’archivio di Riina, pieno di documenti compromettenti, era finito nelle mani di Matteo Messina Denaro. Lo ha rivelato il pentito Nino Giuffrè: “Riina scriveva tutto, anche le riunioni, e conservava le carte. Poi le ha date a Matteo Messina Denaro“.

Matteo Messina Denaro era latitante dal 2 giugno 1993. L’ultima volta che lo videro fu il 14 settembre 1993 a Castelvetrano. Un investigatore racconta: “Eravamo al bar per un caffè e incontrammo lo sguardo di Matteo Messina Denaro. Lui era ancora libero. Ci guardammo a lungo, lui sapeva chi eravamo. Noi conoscevamo tutto di lui, della sua famiglia e dei suoi amici politici. Quel giorno c’era una strana atmosfera“. Infatti, poche ore dopo, il giovane boss tentò di uccidere il commissario Rino Germanà, che su incarico di Paolo Borsellino indagava sulla mafia nel trapanese.

Nel corso degli anni, la polizia ha sequestrato e smantellato il suo impero miliardario e la sua rete di protezione. Ma Matteo Messina Denaro è riuscito a restare invisibile e a diventare padre. Ora però la sua fuga è finita e dovrà rispondere, davanti a Dio, dei suoi crimini.

La sua morte chiude un capitolo buio della storia italiana. Matteo Messina Denaro era l’ultimo dei grandi boss ancora in vita. Ora la mafia troverà un nuovo leader?

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