L’attore, alla presentazione di un libro a lui dedicato, ha parlato della città, del teatro e di Eduardo de Filippo.

NAPOLI – Attore da Oscar? Preferisco essere definito attore militante. Poi parla del teatro ‘che dovrebbe essere passione antidepressiva’, molto di Napoli e della sua lingua e di Eduardo de Filippo. Toni Servillo questa sera era alla ‘Feltrinelli libri e musica’ di Napoli dove è stato presentato ‘Toni Servillo. oltre l’attore’ , volume a lui dedicato edito da Donzelli e curato da Roberto De e Bruno Roberti. Il libro si apre con un intervento dello stesso Servillo, ed è composto dei contributi di studiosi, intellettuali e critici, che ripercorrono tutta la carriera dell’attore e regista casertano che e’ stato protagonista de La grande bellezza, film premio Oscar (“una parolina magica puo’ cambiare il senso di un mestiere” dice con ironia). “Presentare questo libro a pochi passi da dove era la sede di Teatri Uniti mi fa molto piacere. La nostra e’ una grande avventura ancora in movimento – ha detto ricordando il debutto a Spazio libero, gli spettacoli di Eduardo visti al San Ferdinando,il rapporto con la tradizione, e le 370 repliche de ‘Le voci di dentro’. ”Il talento deve servire a qualcosa, nel senso che di essere al servizio di qualcosa, servire a smuovere le acque dove sono stagnanti, alla politica culturale di una città – ha detto tra l’altro ricordando il potere ‘elettrizzante’ di una grande messa in scena, il suo piacere di essere ‘anche’ spettatore di teatro. “Quando uno spettacolo e ‘brutto pero’ e’ una delusione umana, una fregatura, al cinema e’ diverso”. ”L’ultimo spettacolo l’ho fatto con ‘frateme’ , mio fratello’ risponde in napoletano. La nostra lingua una ricchezza, e’ identitaria e la parliamo con orgoglio”.

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