Lo spettacolo domani in due repliche (ore 19 e 20) all’interno dello storico sito

NAPOLI – “Il testamento di pietra” è il titolo di uno spettacolo che l’Associazione Nartea offrirà al pubblico sabato 24 ottobre in due repliche (ore 19 e 20) all’interno della nota e suggestiva Cappella Sansevero, nel cuore del centro antico di Napoli.  L’edificio, detto anche Santa Maria della Pietà o Pietatella, fu costruito sul finire del Cinquecento dal duca Giovan Francesco Di Sangro in un’area dapprima occupata da un antico tempio di Iside e successivamente da un piccolo sacello contenente un affresco della Vergine Maria. Dai contorni leggendari, l’ipotesi di un’origine della cappella (collegata internamente con l’annesso palazzo di famiglia da un passaggio crollato nel 1889) in qualità di ex-voto di Adriana Carafa Della Spina, prima principessa di casa Sansevero, in suffragio dell’anima del figlio Fabrizio, ucciso insieme all’amante Maria D’Avalos, moglie di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, il quale, in quanto autore dei due crimini, avrebbe poi iniziato la sua carriera di madrigalista. L’aspetto attuale della struttura è legato indiscutibilmente alla figura di uno dei discendenti del casato vissuti nel XVIII secolo, Raimondo di Sangro, che decise di lasciare inalterati soltanto la tomba del fondatore Giovan Francesco, opera di Giacomo Lazzari, e il monumento di Paolo di Sangro, quarto principe della dinastia, scolpito da Bernardo Landini e Giulio Mencaglia. Per i restauri settecenteschi che interessarono l’intero organismo architettonico furono ingaggiati artisti del calibro di Antonio Corradini, Francesco Celebrano, Francesco Queirolo e Giuseppe Sanmartino. Oltre al famoso “Cristo velato” di quest’ultimo, situato ancora oggi al centro della navata e la cui bellezza apparve già chiara a personaggi quali il marchese De Sade e lo scultore Canova, anche altri elementi del ricco programma decorativo barocco, in particolare le Virtù e la tomba di Cecco di Sangro, sono degni di attenzione sia per il particolare pregio estetico che per il contenuto morale e politico, con alcune allusioni all’ideologia massonica di Raimondo di Sangro. In ultima analisi, le due macchine anatomiche custodite nella Sacrestia, ovvero gli scheletri di un uomo adulto e di una donna gravida, costituiscono la prova tangibile degli interessi del nobile committente per la medicina e le scienze naturali.

La visita teatralizzata dell’Associazione culturale Nartea mira non solo ad esaltare il grande valore artistico della cappella ma a ricostruire in modo coinvolgente la vicenda del suo restyling attraverso i monologhi ed i serrati scambi di battute tra i protagonisti: Raimondo, assertore del potere liberatorio della ragione dalle tenebre dell’ignoranza, lo scultore Sanmartino e il medico Giuseppe Salerno.

Angelo Zito

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