Campania, cresce il pil ma è boom poveri e giovani in fuga

Il Rapporto Svimez: un quadro generale di ripresa debole e precaria, e per il 2018 e il 2019 il timore è di una grande frenata dell’economia. Positivi i numeri campani su prodotto interno lordo e occupazione, ma resta lo sfascio di sanità e scuola

In Campania crescono pil e occupazione, ma in un quadro generale di ripresa debole e precaria. Restano alti, tuttavia, gli allarmi povertà, migrazioni, sanità e scuola. È venato di dubbi il Rapporto Svimez 2018, basato sui dati del 2017. Sullo sfondo, le previsioni per quest’anno evidenziano un timore: che nel “rallentamento dell’economia italiana, si riapra la forbice tra Centro-Nord e Mezzogiorno”. Rispetto ad agosto nel 2018 si prevede, infatti, una minore crescita del pil italiano:+1,2% invece di +1,5%. Il saggio di crescita dovrebbe attestarsi all’1,3% nel Centro-Nord e allo 0,8% nel Mezzogiorno. E sulla stessa linea si assesta il 2019. Insomma, il timore è quello di una grande frenata dell’economia, con il sud a pagare più di tutti.

 

ECONOMIA – Al sud il pil aumenta dell’1,4%, rispetto allo 0,8% dell’anno prima. Nel meridione, la Campania (1,8%) è una delle tre regioni dal più alto tasso di sviluppo, assieme a Calabria (2%) e Sardegna (1,9%). Si tratta, però, di variazioni del pil più contenute rispetto alle regioni del Centro-Nord, dove troviamo il +2,6% della Valle d’Aosta, il +2,5% del Trentino Alto Adige e il +2,2% della Lombardia. “In Campania, dopo la revisione dell’andamento del pil del 2016 (che scende da +2,4% a +1,5%) – spiega la ricerca -, il 2017 è stato un anno in cui il prodotto lordo ha continuato a crescere dell’1,8%, confermando nel triennio di ripresa un importante dinamismo. Nella regione sono andate molto bene le costruzioni (+16,5% nel 2015-2017), spinte dalle infrastrutture finanziate con i fondi europei, ma anche l’industria in senso stretto prosegue la sua corsa (+8,9% negli ultimi tre anni), grazie soprattutto alla spinta dei Contratti di Sviluppo, gran parte dei quali ha riguardato proprio la Campania. I servizi fanno segnare nel triennio un più modesto +3,7%, per merito in particolare del turismo. Mentre l’agricoltura va in controtendenza e accusa una flessione tra 2015 e 2017 pari a -1,3%”.

 

MERCATO DEL LAVORO – Gli occupati meridionali aumentano di 71 mila unità, +1,2%, mentre al Centro-Nord la crescita è di 194 mila. Con questo risultato, l’area più sviluppata del Paese recupera completamente i livelli occupazionali pre-crisi. Il sud, invece, resta di circa 310 mila occupati sotto il livello del 2008. Dopo la Calabria (+2,6%), la Campania (+2,3%) si segnala per l’andamento più importante. “Il risultato della Campania – afferma il rapporto – è connesso alla forte crescita delle costruzioni che compensa la crescita più moderata dell’industria in senso stretto». E inoltre «tra il primo trimestre del 2017 e quello del 2018, il tasso di occupazione sale in tutte le Regioni del Sud, sostanzialmente in linea con il dato medio della circoscrizione, con modesti cali solo in Campania e Sicilia”.

 

 

INFRASTRUTTURE – L’accessibilità alle infrastrutture nel sud rimane ancora molto indietro rispetto alla media Ue, situandosi ben al disotto della metà. Ma la Campania fa eccezione. Qui “la dotazione di autostrade è pari all’89,2% e quella ferroviaria al 114,6%. E anche per l’accessibilità ferroviaria le Regioni del Mezzogiorno hanno tutte indici nettamente inferiori alla media, la Campania è l’unica Regione meridionale servita dalla rete di Av”.

INDUSTRIA CULTURALE – Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo genera il 6% della ricchezza prodotta in Italia: oltre 92 miliardi. E al sud la Campania (settima) raggiunge il traguardo più alto, con un valore aggiunto pari a 4 miliardi e 447 milioni. L’incidenza del valore aggiunto (4,6%) sul totale dell’economia resta comunque al di sotto della media nazionale (6%).

 

 

POVERTÀ – Dal gennaio scorso è attivo il Reddito di Inclusione, misura di contrasto alla povertà estrema. Sintomaticamente, in Campania vive un quarto dei nuclei beneficiari. Campani anche i più elevati numeri medi di membri per famiglia (3,48) e importo (338 euro mensili).

MIGRAZIONE – Nel 2016, è di 108 mila abitanti la diaspora dal sud verso il centro-nord, 5 mila in più dell’anno precedente. E la Campania registra le partenze più consistenti: 31,6 mila unità. Seguono Sicilia (25,1 mila), Puglia (19,2 mila); Calabria (13,8 mila).

SANITÀ – In campo sanitario, la Campania (124 punti) è una delle due regioni inadempienti nella griglia Lea, assieme alla Calabria (144). Il monitoraggio è relativo al 2016. Secondo gli ultimi numeri forniti da Palazzo Santa Lucia, però, il punteggio è oggi a ridosso di quota 150. Un incremento sensibile, ma ancora al di sotto della soglia di legge (160). Inoltre, nello stesso anno, Calabria e Campania (-32.098) sono maglie nere anche per la mobilità ospedaliera: hanno il saldo più negativo per ricoveri da e per altre regioni.

 

 

SCUOLA- Circa 600 mila giovani italiani, di cui 300 mila nel sud, si fermano al diploma di terza media. In questo scenario, la Campania (19,1%) è la terza peggior regione dopo Sicilia e Sardegna.

RIFIUTI – Nella gestione dei rifiuti, «è particolarmente importante – scrive la Svimez – l’incremento della raccolta differenziata che ha fatto registrare valori positivi nel Mezzogiorno, dove si è passati da circa il 12% del 2007 al 38% del 2016». La Campania tocca il 51,6% nel 2016, “con una crescita di 38 punti percentuali rispetto al 2007, risultato da attribuire ai progressi registrati soprattutto a Benevento, Avellino e Salerno, esempio di best practices”.

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