Cgil, la sinistra radicale: “Accordo Landini-Colla è un patto delle burocrazie”

Domani, prima della riunione dell’Assemblea generale, il candidato leader Maurizio Landini presenterà davanti al Congresso le linee programmatiche del suo mandato.

L’accordo raggiunto nella notte a Bari per la guida della Cgil con Maurizio Landini segretario e due vice, Vincenzo Colla e una donna, si sta traducendo in numeri. Nella commissione elettorale, riunita alla Fiera del Levante, si lavora ad una lista unica, che sara’ votata in serata, che tiene insieme le tre aree di corso d’Italia: la minoranza del 2% che ha presentato un documento alternativo, l’area di Vincenzo Colla che incassa il ruolo di vice di Landini e circa il 40% dei componenti del direttivo e della assemblea generale, che domani votera’ il successore di Susanna Camusso. L’area maggioritaria che sostiene l’ex leader della Fiom a cui va il 60% circa oltre alla vice segretaria donna (per cui si fanno i nomi di Gianna Fracassi e Tania Scacchetti). Ai ‘colliani’ anche un posto in piu’ in segreteria con Emilio Micheli, segretario dei chimici che si aggiunge a Roberto Ghiselli e allo stesso Colla. Intanto si è definito il numero dei componenti del nuovo direttivo che sarà composto da 179 membri e quello della assemblea di 302. Quest’ultima per le regole che la Cgil si e’ data e’ composta da 50% piu’ uno di lavoratori attivi (o pensionati delle leghe), quindi non da funzionari. Domani, prima della riunione dell’Assemblea generale, il candidato leader Maurizio Landini presenterà davanti al Congresso le linee programmatiche del suo mandato. E’ previsto anche l’intervento di Vincenzo Colla. Landini poi parlerà sempre dal palco del XVIII congresso anche venerdì dopo aver ricevuto l’investitura dell’assemblea.

Eliana Como, prima firmataria del documento di opposizione ‘Riconquistiamo Tutto’: “Non voteremo né Landini né Colla”  –  “Come immaginavamo, ha prevalso la burocrazia sul merito. Merito che, fin dall’inizio, c’entrava poco su una discussione su nomi e nomenclature. Noi abbiamo fin dall’inizio sostenuto a viso aperto le nostre opinione – sottolinea in una nota Eliana Como rappresentante del documento di opposizione ‘Riconquistiamo tutto’-  E questo continueremo a fare. Abbiamo sempre detto che non avremo votato né uno né l’altro. Così faremo a  chi ci chiede se per noi che da sempre sosteniamo la radicalità, la democrazia e le lotte, Landini non rappresenti finalmente una svolta democratica e movimentista, rispondiamo no! – puntualizza Como –  Proprio no. Altrimenti saremmo forse fermi a 4 anni fa, quando la Fiom aveva una linea più radicale e infatti il gruppo dirigente della Cgil non avrebbe mai proposto e sostenuto Landini come segretario generale. In mezzo c’è stato il contratto nazionale dei metalmeccanici e il testo unico del 10 gennaio, quello di cui 4 anni fermammo il congresso per due settimane – evidenzia la portavoce dell’opposizione –  A me fa paura la burocrazia, certo. Ma ancora di più il populismo e il leaderismo, quello di chi pensa che basti avere un segretario più bravo a parlare in televisione per essere più credibili, senza mettere davvero in discussione la linea politica e sindacale di questi anni. Dopodiché, Landini sarà anche il nostro segretario, come è ovvio – conclude –  Per me lo è già stato, in Fiom. Come allora, pretenderò soprattutto da lui che, piuttosto, sia lui a essere il segretario di tutti e non solo di chi lo ha votato”.

 

Giorgio Cremaschi, ex dirigente Fiom Cgil, attuale portavoce di Potere al Popolo: “l’accordo Landini-Colla porta la Cgil indietro di 30 anni” – Così la paura del voto ha portato la CGIL indietro di quasi trent’anni, n on alle lotte di allora ben inteso, che sarebbe una buona cosa, ma alla struttura interna ingessata tra le componenti, allora di partito. Ora i partiti non ci sono più ma quella ingessatura torna”- E’ quanto sostiene con una nota su Facebook, Giorgio Cremaschi ex dirigente della Fiom Cgil, attuale portavoce di Potere al Popolo.  “L’accordo tra Landini, Camusso e Colla per la gestione cosiddetta unitaria del più grande sindacato italiano è una ulteriore dimostrazione della sua involuzione e crisi. Non che il voto tra i due avrebbe rappresentato di per sé un progresso – afferma Cremaschi –  Landini e Colla si contrapponevano alla carica di segretario generale non avendo dichiarato nessuna differenza politica, facendo parte dello stesso documento congressuale che aveva ricevuto il solito 98% nei congressi di base, con una partecipazione reale bassissima, poi come sempre gonfiata dai dati ufficiali finti. Tuttavia il voto tra i due candidati avrebbe sconvolto le certezze burocratiche dell’organizzazione, avrebbe forse aperto qualche spiraglio ad un salutare confronto di posizioni. Forse avrebbe davvero costretto i due candidati a dire qualcosa di diverso l’uno dall’altro – aggiunge Cremaschi – Proprio per evitare questo alla fine si è giunti all’accordo, che instaura la carica di vicesegretario della Cgil – anzi di doppio vice segretario per la questione di genere – carica inesistente nello Statuto. Si annuncia così un Manuale Cencelli nei ruoli di direzione che si diffonderà rapidamente in tutta l’organizzazione”.  Critiche durissime da parte dell’ex dirigente del sindacato dei metalmeccanici. “In un certo senso la Cgil torna all’architettura con la qual era organizzata nel passato, quando il direttivo nazionale era spartito a tavolino tra un 60% di comunisti, un 35 di socialisti e il resto alle varie anime della sinistra radicale. E i socialisti avevano il vice segretario, chiamato segretario generale aggiunto. Poi lo scioglimento del Pci e la fine del Psi privarono di senso le componenti di partito, che furono superate, anche per merito della minoranza di Essere Sindacato che nel 1991 fece saltare il banco, presentando al congresso un documento politico alternativo a tutta la vecchia maggioranza dell’organizzazione – ricorda Cremaschi – Ovviamente la diarchia Landini Colla non può materialmente riproporre una Cgil finita negli anni 80. Però la sostanza sarà che la corrente del vicesegretario finirà per essere sempre più identificata ed identificarsi con un PD derenzizzato, mentre la maggioranza landiniana dovrà inventarsi una identità che non ha. Quale sarà?” Valutazioni negative sulla direzione uscente. “Landini viene eletto segretario per accordo politico con Susanna Camusso, la cui direzione della Cgil è sicuramente stata la peggiore dal dopoguerra. Il più grande sindacato si è inabissato nel burocraticismo, nella marginalità e nella inconsistenza della iniziativa, cui hanno corrisposto catastrofici arretramenti delle condizioni di lavoro, precarietà, disoccupazione. E la legge Fornero ed il Jobsact, lasciati passare dalla Cgil senza reagire” – afferma senza mezzi termini Cremaschi.  Il portavoce di Potere al Popolo, si sofferma sulle funzioni e il ruolo svolti da Maurizio Landini negli ultimi anni.  “Landini divenne un leader nazionale quando nel 2010 disse No al piano Marchionne. In realtà quel suo no era frutto della storia di un quindicennio della Fiom, che a partire dagli anni 90 aveva assunto un profilo politico e sindacale decisamente distinto da quello della Cgil. Era quella la Fiom  che aveva sfilato a Genova nel 2001,contravvenendo le decisioni della Cgil, e che aveva condotto una lunga lotta contro gli accordi sindacali al ribasso. Era quella la Fiom che diceva no alla FIAT. Landini appena eletto segretario assunse quel no e fu la sua fortuna – chiarisce Cremaschi – Poi, forte del consenso per quel no, nei suoi otto anni di mandato Landini ha operato per riportare la Fiom nell’attuale normalità sindacale, sia rispetto alla Cgil, sia rispetto alle controparti. L’ultimo contratto nazionale da lui sottoscritto per i metalmeccanici è il peggiore della storia della categoria, cancella venti e più anni di lotte e conquiste della Fiom, sposa totalmente il modello sindacale legato all’impresa, al mercato, agli enti bilaterali su pensioni, sanità e quant’altro – puntualizza ancora Cremaschi – Dopo questo accordo Landini è entrato nella segreteria CGIL, che poi a maggioranza lo ha designato a successore di Susanna Camusso.  Gran parte degli iscritti della Cgil saluteranno comunque con soddisfazione e speranza l’elezione di Landini – dichiara Cremaschi –  La sua immagine mediatica di combattente radicale è infatti ancora molto forte, anche se tutti i comportamenti concreti di questi anni l’hanno smentita. D’altra parte il buio della direzione Camusso può essere rischiarato anche solo dal bagliore di qualche buona battuta. Tuttavia il favore mediatico non basta e non dura, qualche scelta politica andrà fatta – afferma Cremaschi –  Non credo affatto che Landini vorrà distinguersi da Colla per movimentismo o per giochi politici spregiudicati coi cinque stelle, come qualcuno gli attribuisce. L’uomo è sufficientemente scaltro e spregiudicato per fare di queste scelte: nel passato tentò una alleanza tra rottamatori con Renzi, finita subito male come il suo tentativo di una coalizione sociale mirante alla politica – sottolinea ancora Cremaschi – Dopo queste esperienze non credo che Landini tenti nuove incursioni nel campo minato della politica attuale. Penso invece che punterà alla unità con Cisl e Uil e alla alleanza con Confindustria e imprese, su un terreno i cui confini sono già indicati dal contratto dei metalmeccanici. Una volta nella Cgil questo si chiamava “patto dei produttori” , cioè l’alleanza corporativa tra imprese e sindacati per presentarsi uniti nei confronti della politica. Una scelta sempre sostenuta dalla Cisl e dalla maggioranza moderata della Cgil. Questa scelta sarà ora la base della maggioranza landiniana e verrà presentata come quella di un sindacalismo “puro”, non inquinato da collocazioni politiche. Colla a sua volta potrà caratterizzarsi come più legato alla storia di collocazione a sinistra della Cgil e rivendicare un maggior protagonismo politico del sindacato. Da un lato l’alleanza corporativa con Cisl Uil e Confindustria, dall’altro il fiancheggiamento collaterale a ciò che resta del centrosinistra – Conclude Cremaschi – Due scelte perdenti del passato che verranno presentate come il luminoso futuro di una Cgil che cerca di uscire dalla sua crisi con il passo del gambero. E che intanto festeggia di non aver votato, non sia mai”.

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