L’ex campione si è spento a 82 anni, dopo lunga malattia. Dalla Grande Inter al Napoli di Vinicio, passando per la Nazionale, col gol in Italia-Germania ’70: una carriera leggendaria in difesa, proseguita in panchina
Il calcio italiano dice addio a una leggenda: a 82 anni si è spento Tarcisio Burgnich, dopo lunga malattia. Era il difensore-marcatore per antonomasia, uno dei più forti di sempre. La sua virtù stava tutta nel celebre soprannome: Roccia. Il nome di Burgnich è legato alla Grande Inter di Angelo Moratti, allenata da Helenio Herrera, con cui vinse tutto. Ma visse una seconda giovinezza nel Napoli di Vinicio, a metà anni ’70, sfiorando lo scudetto nel ’75. E fu colonna della Nazionale. Nato a Ruda, provincia di Udine, il 25 aprile 1939, è stato campione d’Europa con l’Italia nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Nel mondiale messicano lasciò la firma in semifinale, segnando il 2-1 alla Germania, nell’epica sfida vinta 4-3 dall’Italia. Fu una delle due reti in azzurro, dove collezionò 66 presenze, tra ’63 e ’74. Dopo 12 anni nell’Inter – in bacheca 4 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 6 gol e 467 partite – a Napoli chiuse la carriera da calciatore nel ’77. Intraprese quindi quella da allenatore nel ’78 con il Livorno, fino al 2001 con il Pescara. Burgnich è spirato la notte scorsa nella casa di cura San Camillo a Forte dei Marmi (Lucca), dove era stato trasferito dopo una degenza all’ospedale Versilia. La salma sarà esposta nella casa funeraria Ferrante a Viareggio, città dove l’ex campione viveva.