Dagli esordi come assistente di Pasolini alla pioggia di Oscar con “L’ultimo imperatore”: il grande regista compie oggi 74 anni

Di sicuro il suo nome è da annoverare tra le firme più autorevoli della pellicola italiana, “con la creazione di uno stile originale capace di ispirarsi e al contempo di affrancarsi dai sentimenti poetici e dalle forme di visione del cinema di Pasolini così come dalla modernità e dallo sperimentalismo di Godard”. Si parla di Bernardo Bertolucci, oggi 74enne.

Molte le sue opere famose, e perché no immortali. Dopo “Il conformista” (1970), da un sogno che gli valse l’annullamento al diritto di voto nacque “Ultimo tango a Parigi” (1972) con un magnifico Marlon Brando e Maria Schneider. È il 1976 e arriva il celebre “Novecento” con un giovanissimo Deaperdieu nel quale ricostruisce con grande bravura più di cinquant’anni della vita italiana con matrice e popolare e contadina. Gli anni ottanta lo vedono protagonista con “L’ultimo imperatore” (1987) che gli varrà ben nove oscar, tra cui quello di miglior regista nel 1988. Passando il decennio dei ’90 con “Il tè nel deserto” in cui dirigerà Malkovich e Winger approda al nuovo millennio con “The Dreamers” (2003) e “Io e Te” (2012) tratto dal romanzo di Ammaniti.

Bertolucci è innovativo, un linguaggio ed una firma uniche. Nasce a Parma il 16 marzo 1941. Il padre è il celebre poeta Attilio Bertolucci, di cui è primogenito. Il fratello Giuseppe è stato anch’egli regista e sceneggiatore di notevole fama (“Tu mi turbi”; “Non ci resta che piangere”; “Novecento”). Bernardo, dunque, cresce in un ambiente stimolante al linguaggio dell’arte. Si iscriverà alla Facoltà di Letteratura Moderna presso la Sapienza di Roma. Abbandonerà gli studi molto presto poiché scoprirà come suo primo e vero interesse il linguaggio cinematografico. Il suo vicino di casa è d’altronde Pasolini che lo accoglierà come assistente. Di quel periodo ricorderà l’essere stato testimone all'”invenzione del cinema, una scuola unica”. Dopo la firma al suo primo lungometraggio “La commare secca” si lascia indietro la fitta poetica pasoliniana per interessarsi all’individuo, al suo rapporto con la società, in un’opposizione continua tra il “dentro” e il ” fuori” come in “Ultimo tango a Parigi”, o “The dreamers”. Individui che vivranno “bruschi cambiamenti del loro mondo e di quello circostante, a livello esistenziale e politico, senza che essi possano o vogliano cercare una risposta concisa”. “E non occorre organizzare nulla perché, a partire dal momento in cui si monta un piano dopo l’altro, ecco che si incontrano delle metafore”.

 Vincenzo Perfetti

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