La trovata del leghista Buonanno in diretta tv riporta alle parole di Focault sul “sorvegliare e punire”
Un politico che maneggia una pistola, in diretta, con sorriso sornione, soddisfatto, pieno di sé, è la morte della politica. Dall’altra parte c’è un cittadino, un pensionato, che decide di farsi giustizia da sé, con in mano una pistola, non tentenna ad esplodere un colpo uccidendo un giovane appena ventenne perché intento a rubare in casa sua. Questa è, invece, la morte della società. Come è giusto che sia su di ogni questione si diramano le opinioni, chi a favore e chi contro. E sullo sfondo si parla di vivere in un paese democratico nel quale la violenza, nel pensiero, e nei fatti ha la meglio. Non è chiaro come violenza e democrazia possano convivere: un paradosso. A meno che si sottovaluti la violenza e non si conosca il significato di democrazia, il che è molto più probabile. E nel mentre ci si perde a capire i significati delle due accezioni deterrenza e morte circolano nell’aria, con la paura dell’altro che ne fa da contrappeso. Una vergogna senza precedenti. Mentre la classe politica attuale è intenta a cavalcare l’”ignoranza” cittadina, che è sempre per la maggiore purtroppo, a rimetterci la vita sono giovani che non hanno futuro, e che non arrivano neanche a considerarlo in verità poiché muoiono prima. La filosofia del “sorvegliare e punire” del filosofo francese Focault è sempre presente: il potere e la violenza portano asimmetria, distacco; non v’è comprensione di ciò che resta dietro, all’ombra. Il sempreverde Paese delle mani in pasta si trasforma sempre in più in un Paese violento, senza alcuna traccia di buona politica, buona coscienza, umanità: è contento, se la ride delle morti altrui. L’odio è la risposta a tutto senza ricordarsi forse che se ci si ritrova in una situazione di totale asimmetria è forse a causa di quello stesso Stato che permette ai suoi rappresentanti di inneggiare all’uso delle armi. È lo stesso Stato che permette il dilagare di mafia, camorra, e quant’altro (quando è in primis lo Stato a ritrovarsi sempre connesso: e i fatti ne parlano chiaro). È lo stesso Stato che è dimentico dei diritti dei suoi cittadini ma anche di quelli altrui, di chi arriva dal di fuori poiché la speranza del “non morire” è più forte della morte quasi certa. Di quello stesso Stato che è dimentico dell’uomo, e dei giovani. Di uno Stato quasi senza alcuna dignità. De Andrè cantava:” ma il tempo resterà a me per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore”.
Vincenzo Perfetti