Inchiesta della Procura Regionale della Corte dei Conti: sigilli a beni per 6 milioni

NAPOLI –  L’indagine è per presunto danno erariale. I finanzieri del comando provinciale di Napoli, dopo un’inchiesta della Procura regionale della Corte dei Conti per la Campania, hanno eseguito un sequestro di beni per quasi sei milioni di euro, nei confronti dell’ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei, Marcello Fiori oggi coordinatore nazionale dei Club Forza Silvio: un fedelissimo di Berlusconi, nominato responsabile del sito archeologico ai tempi del centrodestra al governo. Al funzionario è stato anche notificato, insieme ad altri nove dirigenti del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, nonché della Regione Campania, l’invito a fornire deduzioni: sono i componenti della Commissione generale di indirizzo e coordinamento costituita con decreto ministeriale del 5 ottobre 2009. Vale a dire il potente ex capo di gabinetto del Ministero, Salvatore Nastasi, presidente della Commissione; l’ex segretario generale del Ministero, e attuale sindaco di Tivoli, Giuseppe Proietti; l’ex capo di Gabinetto della Regione Campania Maria Grazia Falciatore; l’ex direttore generale per le Antichità Stefano De Caro; l’architetto Roberto Cecchi, che sostituì Proietti da marzo 2010, e Raffaele Tamiozzo, avvocato dello Stato nominato dal Dipartimento di Protezione civile. Gli inviti a dedurre sono stati notificati anche all’ex soprintendente Jeannette Papadopoulos, al funzionario della Regione Campania Maria Pezzullo e a Bruno De Maria, che parteciparono con delega a due riunioni della Commissione.

L’INDAGINE – Al centro dell’indagine ci sono i lavori per il Teatro Grande dell’area archeologica, realizzati nel 2010, per la fornitura di attrezzature per spettacolo e per l’allestimento scenico. Lavori complementari ritenuti “esorbitanti rispetto all’obiettivo di messa in sicurezza, conservazione e restauro del patrimonio del sito di Pompei” e che la commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento aveva il compito di approvare e di assicurarne la congruita’ rispetto all’obiettivo. Per la Guardia di finanza, l’affidamento dei lavori, “effettuato senza gara”, sarebbe avvenuto anche “violando le disposizioni emergenziali che imponevano al commissario delegato l’attuazione delle misure per mettere in sicurezza e salvaguardia l’area archeologica”: opere di manutenzione per impedire il degrado dei beni archeologici e consentire la piena fruizione ai visitatori, senza alcun riferimento a interventi sull’allestimento di strutture o all’acquisto di attrezzature mobili per spettacoli teatrali. La vicenda ha dato origine anche a indagini penali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per le ipotesi di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato.

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