Sequestro di beni per oltre 10 milioni nell’ambito dell’indagine sugli appalti truccati all’ospedale di Caserta. Il clan Zagaria avrebbe tentato anche di favorire l’ex coordinatore del partito contro gli avversari interni Coronella e Landolfi

NAPOLI – La Dia di Napoli ha eseguito tre decreti di sequestro beni per complessivi 10 milioni di euro nei confronti di Elvira Zagaria, 50 anni, sorella del boss dei Casalesi Michele; Raffaele Donciglio, 48 anni, imprenditore edile; e Antonio Magliulo, ex consigliere provinciale a Caserta di Forza Italia. I tre sono destinatari di misure cautelari emesse dal Gip di Napoli il 21 gennaio scorso nell’ambito della inchiesta sui presunti appalti truccati all’interno dell’azienda ospedaliera di Caserta Sant’Anna e San Sebastiano. Le indagini portarono all’arresto in carcere di 10 persone e ai domiciliari altre 14, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla corruzione, abuso d’ufficio e turbata libertà di incanti, reati aggravati dal metodo mafioso.

IL CLAN E IL CONGRESSO PDL –  “E’ stato definitivamente chiarito – scrive il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli – che nell’anno 2006, vi fu un duplice avvicendamento politico-mafiodo all’interno dell’ospedale di Caserta (in quel momento sotto il controllo politico dell’Udeur): a Nicola Ferraro, rappresentante degli Schiavone, successe alla guida del partito, in Campania, Antonio Fantini, fedele a Francesco Zagaria. Il partito dell’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, era destinato, però, ad implodere a seguito delle note vicissitudini giudiziarie che videro coinvolto proprio l’ex Ministro, e che portarono, conseguentemente, alla caduta del Governo Prodi, nell’anno 2008”. Nella ricostruzione della Procura, “gli Zagaria cercarono e trovarono, a quel punto, la necessaria ‘copertura politica’ nel Pdl campano e, più in particolare, nel suo (allora) capo indiscusso, Nicola Cosentino, rimasto referente politico del Sistema criminale operante nel nosocomio casertano fino al momento del suo arresto, avvenuto nel marzo 2013. Un sistema collaudato e sostenuto – aggiunge Borrelli – come si è detto, anche dalla politica, attraverso la nomina di dirigenti compiacenti e che garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che lo sosteneva: sintomatico è stato l’appoggio del sistema – registrato nel corso delle intercettazioni – continua la nota del procuratore – alla fazione cosentiniana del Pdl (contrastata in quel momento dagli ‘scissionisti’ Coronella e Landolfi) al congresso del Pdl svoltosi a Caserta il 6 ottobre 2012 e che sancì la definitiva leadership di Nicola Cosentino all’interno del Pdl campano”. Per gli inquirenti “direttamente impegnati nella ‘copertura politica’ dell’organizzazione mafiosa casalese, sono risultati essere due uomini diNicola Cosentino all’interno del Pdl: il consigliere provinciale di Forza Italia, Antonio Magliulo, l’allora consigliere regionale del medesimo partito, Angelo Polverino (quest’ultimo tratto in arresto per corruzione in concorso con l’ex sindaco di Caserta nonché ex direttore amministrativo dell’Asl Ce, Giuseppe Gasparin)”. Le risultanze investigative sono state rafforzate dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia.

I POLITICI NELLE INTERCETTAZIONI – Nelle intercettazioni, ambientali e telefoniche, tra le due delle persone indagate vengono fatti i nomi di alcuni politici. In una conversazione del 3 dicembre 2012, registrata dalle microspie installate su una Mercedes, Magliulo (detenuto) e Donciglio (sorvegliato speciale), tra l’altro, parlano di Antonio Fantini (Udeur) e di Massimo Ianniciello, consigliere regionale del Pdl, arrestato il 20 dicembre del 2012 per truffa aggravata, che non risulta indagato in questo procedimento. La conversazione è incentrata su un’ingente quantità di denaro del clan di cui sono perse le tracce. Magliulo avverte Donciglio della possibilità di essere intercettati, in particolare in due bar, da parte delle forze dell’ordine. I due commentano anche una notizia apparsa sulla stampa locale, poi risultata falsa, del pentimento di Raffaele Bidognetti, uno dei figli del boss Francesco Bidognetti, detto “cicciotto e’ mezzanotte”. I politici intercettati si mostrano preoccupati del fatto che il figlio del boss possa fare il loro nome. Parlando con Donciglio, inoltre, Magliulo elenca con precisione anche i paesi del Casertano sotto l’influenza criminale dei Bidognetti.

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