Dov’è il gusto per la canzone? Anzi, per meglio dire, dov’è il gusto della/per la canzone popolare all’italiana. Magari accessibile un po’ a tutti

Si è così concluso il 65° Festival della canzone italiana. Tre giovani del gruppo “Il volo” portano a casa il trofeo con il brano “Con grande amore”. Carlo Conti, l’uomo amato dalle tante famiglie per le passate conduzioni di programmi tivvù d’intrattenimento quali “L’eredità” è stato il volto adatto per questa edizione. E per l’intero contesto. Gli ascolti fanno il botto, in grande stile a quanto pare: 11,8 mln e 54, 21% di share. Questi sono i dati che raccolgono gli italiani che in queste sere si sono riuniti davanti agli schermi ponendo giudizi, critiche, tra di loro e sui social. E nel frattempo Conti l’anno prossimo se ne andrà alle “Maldive” come da lui stesso espresso in Sala Stampa. Ma cos’è Sanremo? E’ davvero, oggi, il Festival della Canzone italiana? O, più semplicemente ritorna il solito refrain dell’intrattenimento rifilato sotto forma di impegno civile/sociale/politico, di pseudo-apertura da parte di una società sempre un po’ bigotta nei confronti di individui che saltuariamente si denigrano e disprezzano? Forse tra quelle persone che hanno applaudito Conchita Wurst vi era qualche “sentinella” che tanto oggi vanno di moda. Forse. E Sammy Basso, nel frattempo, è stato tirato in ballo. Certo è che sensibilizzare il pubblico a realtà difficili è sempre bene, ma le modalità scelte sono sempre importanti. Tutto a Sanremo sembra rifilato, cucito, preparato per il solito pubblico di medio alto-rango che vuole, in quei quattro giorni, dedicarsi allo svago. Ricordiamo che l’Ariston nasce come Casinò. Che avrà tenuto un suo vecchio savoir-faire? E nel frattempo ci sono i cantanti: giovani e meno giovani. I giovani che cercano il successo. E quelli già conosciuti anche. Il bello e il vero della vetrina all’italiana. Vuoi il successo? Ecco, vai a Sanremo, partecipa, e vinci. Eccolo il successo. Ed ecco cosa è stato presentato a questo pubblico 2015. Eccolo il “Sanremo record” di Carlo Conti, il nuovo Baudo di questo secolo. Un altro Festival della Canzone è quindi passato. È passato con i suoi 660 euro di posti a sedere in platea (costato invece 180 euro nelle serate precedenti). Dov’è il gusto per la canzone? Anzi, per meglio dire, dov’è il gusto della/per la canzone popolare all’italiana. Magari accessibile un po’ a tutti. Invece no, c’è sempre un tappeto rosso che la fa da corsia preferenziale. E i giovani che urlano, gridano e fotografano da fuori.

Vincenzo Perfetti

(Foto Festival di Sanremo/Fb)

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