Al regista dedicata la prima retrospettiva completa

NAPOLI – “Non ho visto il film di Caligari, ma molte persone di cui ho grande stima mi hanno detto che è bellissimo. Siamo qui pronti a fare il tifo per questo film e per questo regista che non c’è più e che è stato un regista importante, di culto ma mai sorretto dall’industria cinematografica italiana”. Così Mario Martone ha commentato la decisione, a sorpresa, della commissione che ha candidato, per l’Italia, “Non essere cattivo” di Claudio Caligari (scomparso nel maggio scorso) nella prelista per la corsa al Miglior film straniero 2016, preferendolo a “Il giovane favoloso”. E’ l’incipit dell’intervista che gli  ha fatto Enzo d’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorno, al Cinema Metropolitan in via Chiaia, con la quale ufficialmente ha avuto inizio la 17esima edizione del Napoli Film Festival che dedica al regista napoletano la prima retrospettiva completa nella sua città.

Nel tuo cinema c’è tutta la biografia di una generazione che è passata attraverso la  crescita di Napoli. Ho sempre avuto la sensazione che la tua filmografia si basi quasi su un sistema binario. Ci sono sempre due film che si specchiano l’uno nell’altro: “L’amore molesto” e “L’odore del sangue”, “Noi credevamo” e “Il giovane favoloso”, “Morte di un matematico” e “Teatro di guerra”. E’ una suggestione in cui ti ritrovi?

«E’ possibile vedere questi accoppiamenti perché il mio lavoro è come un arcipelago composto da molte isole, Lovoro nel cinema e nel teatro e il teatro fa parte di me. Un altro codice binario è quello che c’è tra “Terremoto con madre e figlia” e “L’amore molesto”, oppure ne le “Operette morali” che ho fatto prima di “Il giovane favoloso”. Porterò quest’anno a Napoli, al teatro Bellini, una “Carmen” con l’orchesta di Piazza Vittoria. E’ un lavoro che dialoga con un “Otello” da Verdi ed era una riscrittura  contemporanea di un musicista che si chiama Peter Gordon.  Un altro contatto è con “I dieci comandamenti” di Viviani che misi in scena con le musiche riarrangiate da Daniele Sepe e la “Carmen” riscritta da Enzo Moscato in chiave vivianea.  E’ come se tutto questo passato fosse sempre vivo perchè non è qualche cosa di nostastalgico o qualche cosa che si deve ripudiare, ma qualche cosa che è in costante dialogo. Da ogni pezzo fatto del passato può scaturirne un altro nel prossimo futuro».

“Il giovane favoloso” è scosso da una forte passione che ricorre spesso come  elemento vitale nei tuoi lavori…

«Lavorando su Leopardi mi sono reso conto che tutti i film che ho fatto sono leopardiani perchè quasi tutti contengono una passione che è anche una rivoluzione che orienta la vita e le scelte e poi c’è sempre una disillusione».

“L’odore del sangue” è tratto dall’omonimo straordinario libro di Goffredo Parise…

«Questo libro “maledetto” è stato scritto negli anni 70, quando Pasolini scriveva Petrolio. Sono due opere vicine da molti punti di vista. Fu scritto di getto da Parise, messo in un cassetto e lasciato lì.  E’ stato recuperato dopo la sua morte da Giuseppe Fioroni e pubblicato negli anni 90. Parise era stato giornalista e nel suo libro parla di qualche cosa che nell’ occidente, e in Italia in particolare, stava precipitando e con essa finiva un’illusione rivoluzionaria forte partita negli anni 60».

 Ti è riconosciuta una grande capacità di dirigere gli attori. Quale è il segreto?

«In un attore cerco sempre di scavare nel suo aspetto umano per trovare l’elemento di verità.  In questo mi aiuta molto il mio lavoro in teatro perché è il luogo dove si vive con gli attori»

In “Morte di un matematico napoletano” ci sono tutti i temi sviluppati nei tuoi film e soprattutto la tua Napoli…

 «E’ un film ambientato nel 1959, anno in cui morì Renato Caccioppoli.  E’ la storia del crepuscolo di un uomo perchè parla dell’ultima settimana di vita del grande matematico. E’ anche il crepuscolo di una città raccontato l’anno dopo da Francesco Rosi in “Mani sulla città”. E’ emblematica la scena iniziale con  Rod Steiger. Napoli con il cinema ha un rapporto fortissimo. Da Elvira Notari in avanti il cinema a Napoli si faceva come Cinecittà a Roma e forse ancora di più» .

Quale è il tuo rapporto con Napoli?

«Molto forte. Con mia moglie Ippolita abbiamo casa qui e cerchiamo di vernirci il più possibile.  La cosa che abbiamo fatto con maggiore entusiasmo è stata quella di  scrivere la parte napoletana di “Il giovane favoloso” e di volerla girare a Napoli. E’ sempre possibile scavare nelle stratificazioni della nostra città con la macchina da presa e trovare cose nascoste. E’ magnifico farlo come è magnifico girare film  su Napoli».

Tra l’altro sei il direttore artistico dello Stabile di Torino. Torneresti a lavorare a Napoli?

«Assolutamente si».

Hai riportato alla Sala Assoli, luogo mitico per chi ama il teatro a Napoli, che quest’anno celebra  il suo trentennale, “Teatro di guerra” che Morando Morandini definì il miglior film degli anni 90. Come è stata questa esperienza di ritorno?. 

«E’ stata una serata emozionante e calda. Sala Assoli è nata dall’incontro e dal dialogo tra artisti. Igina di Napoli e Angelo Montella chiamarono me, Toni  Servillo, Antonio Neiwiller, Angelo Curti, quel gruppo che avrebbe poi fondato Teatri Uniti. L’incontro era favorito da quella porta aperta sul vicolo dei Quartieri Spagnoli e “Teatro di guerra” è un film impiantato su quella porta, cioè sulla relazione tra ciò che accade in teatro e quello che succede all’esterno che condiziona il teatro e con cui questo deve dialogare altrimenti non è vivo».

 E stato, quindi, proiettato il bellissimo cortometraggio “Pastorale cilentana”. «E’ stato realizzato per il padiglione zero dell’Expò-ha spiegato Martone. La particolarità è che ci veniva chiesto di realizzare un film che potesse introdurre  i visitatori di Expò al momento in cui nel Medio Evo pastorizia, agricoltura, pesca, caccia si fondono in una cultura che poi svilupperà quella occidentale. La cosa interessante è che si doveva fare un film per uno schermo di quasi 45 metri, il che ha orientato una serie di impostazioni e di scelte visive vicine alla videoarte oltre che al cinema». Nel corso dell’intervista sono state proiettate clip di “Il giovane favoloso”, “L’odore del sangue”, “Morte di un matematico napoletano”, “Noi credevamo”. La serata si è conclusa con la proiezione del film “L’amore molesto”.     I non udenti hanno potuto assistere all’incontro con  Mario Martone grazie al Servizio di interpretariato Lis a cura della Scuola CounseLis.

Mimmo Sica

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