Liam Gallagher, il carisma oltre gli Oasis

Lampi ed energia nelle tappe italiane da solista a Roma e Milano

Dopo i deliri degli eterni Oasis, dopo i lampi dei fugaci Beady Eye ecco l’apparizione da solista del carismatico William John Paul Gallagher aka Liam Gallagher al Palaeur di Roma e al Forum di Assago. Ebbene subito dopo I am the Resurrection dei mancuniani Stone Roses di Ian Brown che tante porte hanno aperto al rock britannico, alle ore 21:05 del 15 febbraio 2020 parte Campioooones campioooones olè olè olè olè dedicata alla vittoria del campionato di calcio inglese 2018-2019 da parte del Manchester City seguita da Fucking in The Bushes che fungono da intro all’apparizione di Liam Gallagher avvolto nel suo parka di colore bianco che sembra una tunica da asceta o da predicatore che subito mette le cose in chiaro con una versione a dir poco roboante di Rock’n’Roll Star seguita da Halo e da un po’ di pezzi più recenti come Shockwave, Wall Of Glass e For What It’s Worth ma lo splendore ci abbaglia con una versione a dir poco stupefacente di (What’s the Story) Morning Glory? seguita da Stand By Me (forse uno dei pochi momenti in cui si sente la mancanza di Noel), da Columbia e da quella Once che, complice il video girato con Eric Cantona icona del Manchester United, è il vertice di Why Me? Why Not ultimo album di Our Kid (slang mancuniano usato per indicare un caro amico o un fratello, in questo caso traducibile con fratelli-no) come ama farsi chiamare Liam. Ed ecco dopo The River arrivare il mantra su di un tappeto di chitarre elettroniche di Gas Panic! e quello che nel mio cuore, come nel cuore di tutti coloro che come me hanno avuto la fortuna di frequentare i venerdì sera del Marquee Club di Londra nella metà degli anni no-vanta, rimane il capolavoro degli Oasis: Live Forever in versione acida e senza sbavature. Arriva così Aquiesce, arriva Roll With It e, dopo una falsa partenza, la supersonica Supersonic altro pezzo di storia facente parte di Definitely Maybeche imperversava nella Londra di metà anni 90. Dopo Champagne Supernova interpretata magistralmente da Our Kid ed una versione acustica di Wonderwall che sembra una chiamata alle armi per il fratello Noel ecco la grande chiusura con Cigarettes & Alcohol anche questa da Definitely Maybe. 100 minuti di divertimento puro nel ricordo immortale di concerti epici come quello degli Oasis allo Stadio del Tennis di Roma nel 2002, quello all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola del 2005 e quello al Palaeur di Roma del 2006, di concerti che non hanno mai avuto luogo come quello nell’ambito dell’I-Day Milano Urban Festival del 2009 che sancì lo scioglimento degli Oasis e di concerti ai quali non ho potuto assistere per i motivi più disparati.

Gianfranco Meo

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