Tagli agli incentivi, stop al bluff dei contratti stabili: -12% in un anno, crolla il saldo positivo

Per l’Inps la riduzione del 40% degli aiuti fa causa una caduta verticale del saldo tra contratti a tempo indeterminato e cessazioni è ancora positivo, ma rispetto al 2015 registra un -77%

Calano drasticamente le stabilizzazioni. E crolla il saldo positivo tra contratti a tempo indeterminato e cessazioni dal rapporto di lavoro. I dati Inps affermano che nei primi tre mesi del 2016 sono stati stipulati 428.584 contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato sono state 377.497 con un saldo positivo di 51.087 unità. Il dato è peggiore del 77% rispetto al saldo positivo di 224.929 contratti stabili dei primi tre mesi 2015 e risente della riduzione degli incentivi sui contratti stabili. Ed è peggiore anche del 2014 (+87.034 posti stabili nei primi tre mesi).

Il taglio degli incentivi alle assunzioni stabili, ridotti al 40% nel raffronto tra 2016 e 2015, si fa sentire sulla dinamica dei rapporti di lavoro. Nel periodo gennaio-marzo 2016 sono stati firmati 1.188.000 contratti di assunzione:  Una riduzione di 176.000 rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-12,9%).

I nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nei primi tre mesi dell’anno sono stati 321.098 (erano stati 487.469 nei primi tre mesi del 2015) mentre le trasformazioni di rapporti a termine sono state 79.932 (116.497 nello stesso periodo del 2015). Le trasformazioni di rapporto di apprendistato sono state 24.557 (20.411 nei primi tre mesi del 2015). Le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 377.497 a fronte delle 398.448 del primo trimestre 2015. La variazione netta per i contratti stabili è stata pari a 51.087 unità a fronte delle 224.929 del primo trimestre 2015.

I dati risentono dell’introduzione con la legge di stabilità 2016 di una nuova forma di incentivo rivolta alle assunzioni a tempo indeterminato e alle trasformazioni di rapporti a termine di lavoratori che, nei sei mesi precedenti, non hanno avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato. La misura dell’agevolazione prevede l’abbattimento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (esclusi i premi Inail) in misura pari al 40% (entro il limite annuo di 3.250 euro) per un biennio. Nel 2015 l’esonero contributivo era totale (sempre esclusi i premi Inail) e triennale con un tetto di 8.060 euro.

Da registrare infine il nuovo boom dei voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro. Nel primo trimestre 2016 ne sono stati venduti 31.5 milioni, con un incremento, rispetto al primo trimestre 2015, pari al 45,6%. Nel primo trimestre del 2015, la crescita dell’utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 75,4%.

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