Presidente Conte: “E’ finita l’epoca dell’austerità, aumenterà reddito procapite”

Il convegno promosso dalla Comunità di San Patrignano

Con le “misure sociali” che il governo ha introdotto in questi mesi “equità e crescita economica torneranno ad alimentarsi a vicenda creando un circolo virtuoso che era stato invece spezzato negli anni dell’austerità e del rigore”. E’ l’auspicio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenuto al Sustainable Economy Forum 2019 promosso dalla Comunità di San Patrignano. Come indicato nel documento del Mef che è stato presentato al Parlamento, ha ricordato Conte nel suo intervento in sala, dove era presente anche il presidente di Confindustria Vincenzo Bocciasi stima che il reddito disponibile procapite aumenterà di 1.621 euro da qui al 2021 grazie alle misure incluse nella nostra manovra. Mi riferisco in particolare, al reddito di cittadinanza, a quota 100, al piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego, all’estensione del regime forfettario delle partite Iva e a molte altre misure”. Si tratta, come ha ricordato il premier di “un aumento del reddito decisamente più consistente di quanto avvenuto in passato. Pensate che dal 2015 al 2018 il reddito medio disponibile procapite era aumentato di 1281 euro. Grazie a queste misure sociali, equità e crescita economica confidiamo torneranno ad alimentarsi a vicenda creando un circolo virtuoso che era stato invece spezzato negli anni dell’austerità e del rigore”. “Anche le diseguaglianze del reddito disponibile – ha proseguito Conte – sono destinate a calare. Il rapporto tra il reddito del 20% più ricco della popolazione e il reddito del 20% più povero della popolazione si ridurrà di 0,4 punti da 5,9 a 5,5. Sono decimali ma ci disegnano una traiettoria da perseguire”. Effetti positivi, secondo il premier “si riscontrano anche sul fronte del mercato del lavoro perché grazie all’articolata riforma dei meccanismi di attivazione al lavoro collegati al reddito di cittadinanza il tasso di mancata partecipazione al lavoro è previsto in diminuzione: dal 19,8% nel 2018 al 18,3 del 2021. Saranno soprattutto le donne, secondo le previsioni, a beneficiarne perché il tasso di inattività femminile si ridurrà di oltre 2 punti percentuali da qui al 2021”.

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