L’accordo è un “bidone”, 250 dipendenti Napoli Sociale perderanno salari e liquidazioni

 

Tace l’amministrazione comunale di Palazzo San Giacomo proprietaria dell’azienda partecipata

Oltre 250 ex dipendenti dell’ azienda partecipata comunale Napoli Sociale trasferiti in Napoli Servizi, dovranno rinunciare ai crediti, spettanze salariali maturati e trattamento di fine rapporto.

Solo una cinquantina lavoratori che hanno attivato autodenunce e azioni legali hanno la possibilità di ottenere i loro diritti.

I vertici di Napoli Servizi e di Napoli Sociale non hanno alcuna intenzione di erogare i crediti maturati dai lavoratori, lo hanno ufficializzato nelle ultime ore presentando le memorie difensive al Tribunale del Lavoro tramite i loro legali per contestare i ricorsi.

“Non abbiamo alcuna intenzione di pagare Tfr e altre spettanze salariali maturati precedentemente dai dipendenti, i quali hanno sottoscritto un accordo rinunciando ai crediti maturati” – hanno sottolineato nella memoria, i rappresentanti di due aziende di proprietà del Comune di Napoli.

Dunque,  l’accordo sindacale e l’atto transattivo sottoscritti il 2 e 3  Novembre scorso si sarebbero rivelati  “accordi bidone” per le maestranze.

Accordi, legittimati addirittura da Attilio Auricchio, capo di gabinetto di Palazzo San Giacomo, braccio destro del sindaco Luigi de Magistris,  che sancivano il trasferimento dei dipendenti di Napoli Sociale in Napoli Servizi.  Accordi che i lavoratori e le lavoratrici  furono costretti a firmare perché condizionati dalla paura di perdere il lavoro.

Accordi  avallati e firmati dalle  organizzazioni sindacali autonomi Uil Funzione Pubblica, Usb, Orsa, Cobas e Uap.

Non tutti i lavoratori e le lavoratrici ex Napoli Sociale accettarono passivamente gli accordi. In cinquanta  firmarono l’atto transattivo e  contestualmente decisero di autodenunciarsi all’ispettorato  del lavoro dichiarando “di accettare la rinuncia ai diritti acquisiti solo perché costretti dalla necessità di non perdere il posto”.

Dopo l’auto-denuncia, sostenuti dalla “Rete e Soccorso per i Diritti”,  impugnarono i due accordi, dando mandato alla giuslavorista Giuliana Quattromini di presentare i ricorsi al tribunale del lavoro.

“Con la presente impugniamo ex articolo 2113 codice civile i verbali da noi sottoscritti nel novembre 2016 con le società Napoli Sociale e Napoli Servizi “ – evidenziarono i lavoratori in una nota firmata insieme all’avvocata Quattromini – Impugniamo detti verbali anche perché per più versi discriminatori, nulli per violazione di norme imperative, in frode alla legge e affetti da motivo illecito unico e determinante, oltre che da annullarsi per vizi della volontà”.

Significativo il commento dell’avvocata Quattromini.  “La verità è venuta a galla. Napoli Servizi e Napoli Sociale hanno dichiarato ufficialmente che non intendono pagare Tfr e spettanze maturate dai lavoratori e dalle lavoratrici – sottolinea Quattromini –  Il modus operandi è quello dei peggiori imprenditori. Un Ricatto occupazionale tipico: o firmi e rinunci a tutti i tuoi diritti o stai a casa. Ma che vergogna – conclude Quattromini – Non ci sono attenuanti di nessun genere. Bisogna ostacolare queste pratiche spregiudicate e lesive dei diritti primari come quello al lavoro”.

Fatti gravissimi che mettono in discussione i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici avallando ingiustizia e diseguaglianza sociale. Incomprensibile il silenzio del sindaco Luigi de Magistris.  Una enorme contraddizione per un sindaco e  una amministrazione comunale che si presenta come “avanguardie del cambiamento, avanguardie degli ultimi”.

                                                                                                       Ciro Crescentini

 

 

 

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest