La violenza del jobs act e i sindacati in crisi, così in Campania il lavoratore è più solo

Aumenta il malcontento tra i salariati: i principali diritti sono stati cancellati, nelle fabbriche e nei cantieri aumentano vessazioni, ingiustizie e infortuni. E le organizzazioni sindacali latitano, mentre si moltiplicano i commissariamenti

Nel Paese e nella Regione emerge un grave malcontento sociale. I principali diritti dei lavoratori sono stati cancellati dalla Riforma del Lavoro (Jobs Act). Nelle fabbriche e nei cantieri aumentano le vessazioni, le violenze, le ingiustizie e le morti per infortuni o malattie. Tanta rabbia, tanta solitudine, tanta tensione. E il sindacato che ruolo svolge? Perché è assente? Perché non ha organizzato, promosso una grande risposta collettiva per dirigere e orientare il malcontento popolare? Il sindacato, invece, è in grave difficoltà, travolto da una seria crisi di rappresentanza. In Campania, addirittura la Cgil e la Cisl sono state commissariate. E il commissario potrebbe arrivare anche nella sede della Cisl. “La crisi del sindacato si sta manifestando in maniera aperta in tutt’italia, in Campania è esplosa oltre che in uno spappolamento di gruppi dirigenti, anche in sedi semivuote, in un professionismo che ha trasformato i sindacalisti in persone che appongono timbri e firme piuttosto che in ispiratori e guide di vertenze del lavoro” – ha affermato lo studioso Isaia Sales senza giri di parole con un editoriale per un giornale locale. I dirigenti sindacali non solo si limitano ad apporre timbri e firme ma continuano ad usare un linguaggio incomprensibile mentre i lavoratori ed i giovani stanno più avanti di loro. Edili, metalmeccanici, giovani precari utilizzano internet con disinvoltura, promuovono gruppi su facebook e WhatsApp, attivano giornali online e si scambiano documenti, volantini, fotografie e spesso dissentono ed organizzano manifestazioni. I sindacalisti, invece, continuano ad affiggere o a distribuire i soliti manifesti e volantini incomprensibili o a rilasciare lunghe interviste ai giornali che non legge nessuno. I tempi sono cambiati.

 

 

La ristrutturazione del mercato del lavoro, con il suo carico di lavori flessibili, precari, frammentati, spezzettati, rende meno facile un radicamento sindacale. La Riforma del Mercato del lavoro(Jobs Act) che consente i licenziamenti senza giusta causa ha aumentato la paura tra i lavoratori. Tantissimi preferiscono non prendere la tessera per evitare rappresaglia. Ci sono migliaia di precari, giovani ma non solo, che non vedono nelle organizzazioni sindacali un soggetto che li possa rappresentare. “Negli ultimi 20 anni il sindacato è stato poco autonomo dai partiti e dai governi – spiega Rosario Andreozzi, rappresentante sindacale aziendale della Filcams Cgil dell’azienda partecipata Napoli Servizi – La Cgil, per esempio, si è trasformata in un sindacato di servizi e ha snobbato i movimenti sociali cittadini. E non solo – continua Andrezzi – La Riforma del Lavoro, il famoso Jobs Act allontana i giovani dal sindacato. I giovani hanno paura di subire ritorsioni”.

 

 

Articolata l’analisi di Sandro Fucito, presidente del consiglio comunale di Napoli ed esponente della sinistra radicale. “Il sindacato paga perché ha accettato le logiche della compatibilità e della concertazione smarrendo, ostacolando le iniziative collettive. Scelte che hanno prodotto solo disastri– evidenzia Fucito – L’approvazione della riforma del mercato del lavoro, i licenziamenti facili, la riduzione dei diritti, la crisi del sistema produttivo, l’aumento delle forme di lavoro parcellizzato, hanno nei fatti agevolato la vittoria del Capitale. E’ tempo per la nascita di una coalizione sociale di carattere nazionale guidata da Luigi de Magistris”. Molto critico Fulvio Frezza, consigliere comunale e dipendente Enel. “Il sindacato è lontano dai problemi reali, lontano dai giovani. E’ troppo distratto, troppo impegnato ad essere compatibile e consociativo con le associazioni imprenditoriali o a preoccuparsi di una poltrona in un consiglio di amministrazione di un fondo comune di investimento – puntualizza Frezza – Il sindacato per evitare di morire deve tornare tra la gente, le persone comuni”.

Ciro Crescentini

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