Congresso Cgil Napoli: “Dobbiamo costruire larghe alleanze”

Parla la segretaria Fracassi: “Occorre ricostruire un terreno democratico costituzionale”

Si è concluso a Napoli, il quinto congresso della Cgil. Al termine del quale la segretaria confederale Gianna Fracassi, ha fatto un punto su quanto trattato nel corso dell’incontro. “Il primo tema che abbiamo di fronte riguarda gli strumenti da individuare per provare a riunificare e comporre il lavoro, da quello povero o poverissimo all’altissima specializzazione. Il punto di caduta, in questa fase, è stato sicuramente quello dei diritti. Perché, a partire dalle questioni di natura contrattuale, abbiamo registrato un arretramento. In questi anni – ha affermato Fracassi – abbiamo utilizzato due strumenti: da un lato la Carta, che è l’ipotesi di ricomposizione sul lato dei diritti del mondo del lavoro, dall’altro, ma non la abbiamo usata molto, la contrattazione inclusiva, che molti interventi al congresso hanno richiamato. La contrattazione inclusiva è il cuore della confederalità, perchè provi a dare una risposta ai bisogni dei lavoratori in contesti complessi, a partire da una dimensione confederale, che non vuol dire confederazione vs categorie, ma l’assunzione da parte delle categorie della dimensione confederale nella definizione degli strumenti contrattuali”. La fracassi ha poi aggiunto che nel corso del congresso è stato trattato anche il tema – dello sviluppo. E proprio su questo argomento ha detto la segretaria Cgil occorre avviare una riflessione sui temi del Mezzogiorno, sugli strumenti per poter rimettere in campo un’idea, una visione, un progetto che oggi non viene riscontrato nella legge di bilancio. Sostanzialmente si fanno proroghe di strumenti che hanno dimostrato largamente la loro inefficacia. “Cosa dovrebbe fare una Camera del Lavoro come quella di Napoli? Sicuramente, e qui c’è anche un’idea unitaria in campo, – prosegue la Fracassi – rimettere sul tappeto elaborazioni, idee, progetti, ma anche una vertenza, a partire dalle Zes fino alla gestione dei fondi strutturali, fino al lavoro che si pò fare rispetto alla reindustrializzazione di aree del territorio. Un compagno intervenendo ieri diceva che solo la Cgil può mettere in campo un progetto di lungo periodo. E’ vero, ne sono convinta. Anche perchè sia la dimensione nazionale, sia la dimensione regionale che territoriale, scontano un problema e cioè il dover fare i conti purtroppo con progetti di breve respiro legati sempre di più alla dimensione del consenso spicciolo. La legge di bilancio ne è un esempio. Nella dimensione progettuale che prova anche ad andare un po’ oltre, la nostra organizzazione ha un ruolo fondamentale e una Camera del Lavoro come questa si deve far carico di un progetto di questa natura, sostenendolo anche con la vertenza, possibilmente unitaria”. “La terza questione che va affrontata – secondo Fracassi – è: che cosa significa oggi essere una Camera del lavoro in un contesto complesso come quello di Napoli. Oltre giustamente al tema del reinsediamento, che è un tema serissimo, anche alla luce delle difficoltà che ci possono essere sul lato economico, il punto vero è come la reinterpretiamo in questa fase in cui abbiamo da un lato disintermediazione, frammentazione e tante volte assenza della politica, e dall’altro, la nascita di movimenti su grandi temi sociali dei diritti, penso al movimento delle donne piuttosto che all’antirazzismo e all’antifascismo”. “Io penso – ha concluso Fracassi – che il nostro ruolo, in questa fase molto difficile politica e storica, debba essere quello di provare a costruire le larghe alleanze che ci consentano di determinare, portare avanti, ricostruire un terreno democratico costituzionale”.

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