La procedura per 14 posti da impiegati categoria B/3 fu bandita nel 2004 e revocata un anno fa. Candidati bloccati una  settimana prima del via agli orali, dopo aver superato due prove

NAPOLI – Nel consiglio regionale degli oltre 90 comandati c’è un concorso per 14 posti da impiegati categoria B/3, giunto a una settimana dagli orali, revocato un anno fa. Lasciando con un palmo di naso i 71 candidati, dopo una procedura-lumaca durata nove anni. Anni trascorsi per approdare al nulla di fatto, costati alla collettività circa 170 mile euro. La coda inevitabile è una guerra di carte bollate, con un ricorso al Tar che ha dato ragione al Consiglio regionale della Campania. Ma i candidati-beffati non si sono arresi. E sono già partiti gli esposti alla Procura della Repubblica di Napoli e a quella presso la Corte dei conti, mentre si prepara l’appello al Consiglio di Stato. E tornando indietro fino al 2004, anno in cui fu bandito il concorso, si scopre una storia con diverse contraddizioni. Un’odissea conclusa negando a 71 persone il diritto a sostenere una prova orale, dopo averne già superate due in precedenza. Non è un dato secondario, perché gli interessi legittimi non si dovrebbero cancellare con una delibera. O almeno, così sperano i candidati, tra un ricorso e l’altro.
LA STORIA – Nel 2004 il Consiglio regionale bandisce, tra le altre figure da coprire con procedura interna, il concorso per coadiutore amministrativo. La procedura, c’è da dire, si segnala subito per il passo svelto: le prove scritte si svolgono nel 2009, a 5 anni dal bando, e sono superate da 120 candidati. Nel 2010 le prove pratiche, con la scrematura che riduce a 71 i candidati. A un anno di distanza il calendario delle prove orali, a partire dal 19 maggio 2011. Finalmente vicini al traguardo? Nemmeno a parlarne. Una settimana prima del via ai candidati viene comunicato, via telegramma, il rinvio a data da destinarsi. “Senza alcuna motivazione” affermano alcuni di loro. Trascorsi 3 anni e mezzo, la Regione non provvede ancora ad indire un nuovo calendario. A settembre 2012, i ricorrenti inviano diffida al consiglio. In risposta, gli annunciano la sospensione della procedura fino a fine anno, per effetto di una legge regionale varata a gennaio. Dopo un anno, forse la pietra tombale sul concorso: la revoca decisa con un’altra delibera. Il consiglio la motiva col richiamo a principi di contenimento della spesa del personale. Da adesso parte le battaglia legale.
IL RICORSO – I ricorrenti puntano il dito su un’apparente contraddizione. Il consiglio si appella a tagli di spesa per il personale, ma paga oltre 90 comandati, distribuiti tra i vari gruppi consiliari e gli uffici.
Dipendenti di altre amministrazioni in distacco temporaneo per colmare i vuoti in organico, di nomina fiduciaria: quindi politica. Ma non è tutto, perché nonostante l’esercito di comandati, l’assemblea regionale avrebbe ancora vuoti organici da colmare. Lo stabilisce una delibera dell’ufficio di presidenza del luglio 2011, secondo cui “risultano vacanti 56 posizioni della categoria B”. Proprio la categoria del concorso contestato. Lo conferma una nuova delibera del 2012. Nel proporre ricorso al Tar, i legali dei candidati sollevano anche eccezione di incostituzionalità della legge regionale. Per loro sarebbero violati i principi di buon andamento ed economicità della pubblica amministrazione, perché mantenere i comandati avrebbe un costo superiore a quello di stipendiare i 14 vincitori del concorso. Ma anche di uguaglianza, par condicio e accesso concorsuale al pubblico impiego. I distaccati infatti sono arrivati in consiglio per chiamata diretta. Anche se provenienti da altri enti in cui potrebbero, incidentalmente, essere entrati per selezione pubblica. Inoltre, i candidati del concorso cancellato si sentono discriminati. Infatti la loro procedura è l’unica ad assere stata cassata, della tornata di posti banditi con la delibera dell’agosto 2004. Posizioni coperte con l’inquadramento di circa 200 dipendenti nelle qualifiche di dirigente di varie categorie, con procedure concluse già da anni. Questo non sarà un dettaglio, nello scontro legale. La Regione motiva la revoca di quel concorso con la necessità di sanare la violazione della legge, perché all’epoca non fu attivato il procedimento di mobilità esterna. Un requisito previsto a pena di nullità. “Allora – chiedono i ricorrenti – perché non revocare anche gli altri concorsi?”.

Gianmaria Roberti

(Foto lapennadellacoscienza.it)

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