
Udienza al tribunale di Napoli, dove risponde di tentata concussione il consulente per la sanità del governatore De Luca. Sul banco dei testimoni il capo di gabinetto De Felice, che risponde sulle presunte pressioni del primario per far dimettere tre manager: “Non ha mai posto la necessità di cambiare i commissari, il suo ruolo è blando”. La sentenza attesa tra gennaio e febbraio, la prossima volta sarà ascoltato l’imputato
Processo Coscioni, tra gennaio e febbraio attesa la sentenza di primo grado. Si avvia alla conclusione il dibattimento che vede alla sbarra Enrico Coscioni, consulente per la sanità del governatore Vincenzo De Luca, accusato di tentata concussione davanti al tribunale di Napoli. Ieri si è celebrata un’altra udienza del processo al primario di cardiochirurgia del Ruggi D’Aragona, a cui la procura partenopea contesta pressioni indebite per far dimettere i manager Salvatore Panaro, Agnese Iovino e Patrizia Caputo. Secondo gli inquirenti, un pressing iniziato subito dopo l’insediamento di De Luca – ritenuto estraneo ai fatti – perché i tre commissari erano stati nominati dalla vecchia amministrazione Caldoro. Sul banco dei testimoni è stato il turno di Sergio De Felice, capo di gabinetto del presidente della Regione. De Felice, esaminato dalla pm Immacolata Sica e dall’avvocato Fabio Carbonelli, legale dell’unica parte civile Panaro, era pure teste della difesa. E non ha certo enfatizzato il ruolo di Coscioni. “La giunta intervenne sulle Asl Salerno e Napoli 1- ha detto rispondendo alla pubblica accusa – nominando i commissari ad inizio agosto del 2015. Nelle Asl Napoli 2 (dove era commissaria Iovino, ndr) e 3 (guidata dal commissario Panaro, ndr) c’erano criticità, casi di doppi pagamenti. Fu inviato un commissario ad acta per verificare alcuni esposti sulla malagestio. Se non erro ci fu una relazione del direttore generale della sanità, Mario Vasco. All’esito delle riscontrate criticità fu disposta la sostituzione”.
De Felice ha aggiunto che “Coscioni fu nominato sulla base di una norma che prevede, a titolo gratuito, la consulenza su alcune materie”. “I consulenti del presidente – ha spiegato – non adottano atti amministrativi, lo affiancano nello studio di alcune problematiche, a tutto tondo, anche su dinamiche politiche”. Alla domanda sulla volontà di De Luca di mandare via i tre manager, il capo di gabinetto ha sostenuto che “c’era la volontà di rimettere in discussione tutta la situazione sanitaria, ma la questione è complessa. Nel luglio 2015 non si sapeva giuridicamente neppure chi fosse il commissario di governo alla sanità, poi la norma è stata cambiata dal governo Renzi”. Insomma “non c’è stato l’approccio di sostituire tutti i commissari e basta, bisognava vedere nel merito, tanto è vero che molti manager sono stati confermati. Non c’era una volontà preconcetta ma quella di assumersi le responsabilità rispetto a una situazione complessa”. Per rievocare lo scenario disastrato della sanità campana. De Felice ha riportato come al ministero dell’economia, al tavolo sul piano di rientro dal deficit, “ci dicono che le Asl Napoli 1 e Salerno costavano di spese legali più di tutte le altre della Campania messe insieme”. E interrogato dal legale dell’imputato, Gaetano Pastore, ha ribadito: “Coscioni, che io sappia, non ha mai posto la necessità di cambiare i commissari. L’attività dei consulenti è abbastanza blanda, è di supporto alle strutture, non ci sono pareri vincolanti”. Quanto alla relazione del direttore generale della sanità regionale, “oralmente De Luca si era lamentato con Vasco, per cose che avevano detto a lui su quelle Asl, quindi pretese che ci fosse una relazione di un certo tipo”. Il processo riprenderà il 30 novembre con l’esame di Coscioni. Prima della fine dell’anno, è in calendario un’altra udienza il 14 dicembre. Da gennaio si dovrebbe passare alle richieste delle parti, ultimo atto prima della sentenza.
Gianmaria Roberti