Porto di Napoli, il sospetto di appalti truccati: in sei ai domiciliari

Si indaga sull’ipotesi di gare pilotate in cambio di regali e denaro, tra gli arrestati un funzionario e cinque imprenditori

Inchiesta su presunti appalti truccati nel porto di Napoli, in sei ai domiciliari. Sospensione dal servizio di 12 mesi notificata ad Emilio Squillante, capo staff di Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centrale (estraneo ai fatti). Per il funzionario i pm Ida Frongillo e Valeria Sico avevano chiesto la custodia cautelare in carcere, negata dal gip Federica De Bellis, assieme alla contestazione di associazione a delinquere. La procura di Napoli ha fatto ricorso al riesame contro la decisione. Squillante, per ora, risponde solo di corruzione. Dall’ordinanza cautelare – eseguita da guardia costiera e guardia di finanza di Napoli – emerge un peggior quadro indiziario per altri indagati. Ristretti ai domiciliari il funzionario Gianluca Esposito e gli imprenditori Pasquale Ferrara, Pasquale Loffredo, Pasquale Sgambati, Giovanni Esposito e Alfredo Staffetta. Perquisite 11 società: Ilmed srl, Lemapod Fin srl, Amalfi srl, Parthenope, Gipimars, Isi Consortile, Consortile San Vito, Archedil Sea, Ltd Logistica srl, Lemapod Srl, Or Partecipazioni costruzioni srl. I reati contestati, a vario titolo, vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, passando per la frode in pubbliche forniture. Gli inquirenti ipotizzano un sistema per inquinare le gare, dal 2013 al 2017. Al centro delle indagini Pasquale Ferrara. I funzionari avrebbero agevolato il gruppo di imprese, da lui orchestrato, in cambio di regali e denaro. Fra gli appalti sospetti, alcuni tra i più rilevanti: la realizzazione degli alloggi dell’Autorità portuale, la manutenzione straordinaria, i cancelli della banchina Pisacane, la segnaletica stradale.

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