Il presunto fratricidio di viale Maria Cristina di Savoia, catalogato dall’oleografia come “delitto della Napoli bene”. Luca Materazzo revoca ancora il mandato ai difensori d’ufficio, ma la corte d’assise fissa l’ultimo atto fra tre settimane
Processo per l’omicidio di Vittorio Materazzo, l’imputato Luca Materazzo revoca il mandato ai legali, Alessandro Motta e Concetta Chiricone, alla vigilia dell’arringa finale. La difesa d’ufficio passa all’avvocato Alfonso Maria Avitabile, il numero 15 dell’accusato, che chiede un rinvio di “almeno un mese” per i termini a difesa, ma ottiene meno di 20 giorni. Potrà discutere il 7 maggio, giorno in cui è fissata anche la camera di consiglio per la sentenza sull’assassinio di viale Maria Cristina di Savoia. Un presunto fratricidio che l’oleografia giudiziaria cataloga, dall’inizio, come “il delitto della Napoli bene”. Palpabile il fastidio del presidente della terza sezione della Corte d’assise, Giuseppe Provitera, per la girandola di revoche ai difensori, la cifra processuale di Luca Materazzo. Il collegio accoglie la richiesta della pm Francesca De Renzis, che parla di “abuso delle garanzie difensive”, chiedendo che il difensore dell’imputato concluda la discussione pure in caso di nuova revoca. Un’invocazione a cui si associano i legali di parte civile. “Siamo ai limiti dell’abuso del diritto” considera Provitera, disponendo “inderogabilmente” il rinvio al 7 maggio, nonostante la difesa provasse ad ottenere altri 7 giorni. Dietro le sbarre, Luca Materazzo osserva impassibile il penultimo atto del processo. Un dramma familiare in cui è al centro della scena, fin da quel 28 novembre 2016. Il giorno in cui l’ingegner Vittorio Materazzo morì dissanguato dalle coltellate dell’assassino – nessuna delle quali lese organi vitali – sotto la sua abitazione. Per il fratello Luca, la pubblica accusa chiede l’ergastolo.
Gianmaria Roberti