Una bambina in codice verde per difficoltà respiratoria, rimasta in compagnia della madre. Poco dopo arriva il genitore, informato della situazione non preoccupante. L’uomo rifiuta l’invito di accomodarsi in sala d’attesa, e colpisce l’addetto con una stampella. Per la vittima prognosi di 24 giorni. Nel 2019 sono 79 gli episodi analoghi
Ennesima aggressione in un ospedale napoletano, con il Santobono ancora teatro dell’episodio. Vittima un infermiere, che ha rimediato una mano fratturata e 24 giorni di prognosi, per la violenza del padre di una bambina. La vicenda è denunciata ancora dalla pagina Facebook “Nessuno tocchi Ippocrate”, che aggiorna il bilancio: è la aggressione numero 79 dall’inizio dell’anno. La vicenda inizia alle 5 del mattino, quando all’ospedale pediatrico arriva una bambina di 5 anni, in codice verde per “difficoltà respiratoria”. “La piccola, accompagnata dalla madre, entrava dopo pochi minuti e – racconta “Nessuno tocchi Ippocrate” – veniva assistita dalla dottoressa di guardia che la visitava e intraprendeva la terapia, secondo protocollo, con broncodilatatore e cortisonico, trattenendo la bambina con la madre all’interno del Pronto Soccorso per monitorarne la risposta clinica ( l’intero ciclo di trattamento dura circa 1 ora)”. Ma verso le 5.50 “giungeva al Pronto Soccorso il padre della bambina e si presentava al Triage chiedendo, con tono arrogante e minaccioso, dove fosse la figlia”. L’infermiere triagista risponde garbatamente che “la bambina stava per essere rivalutata dalla dottoressa per poi essere dimessa e, avendo percepito una situazione potenzialmente pericolosa, si offriva di accompagnare il genitore dalla figlia per consentire di rendersi conto delle buone condizioni cliniche della minore”. Ma lì iniziano i problemi.
“Una volta all’interno – si legge – il genitore faceva intendere di non voler riuscire ed accomodarsi in sala di attesa come di regola. Tale richiesta veniva gentilmente rivoltagli dal medico di turno e dagli altri infermieri dedicati all’assisitenza. Dopo qualche minuto rientrava lo stesso l’infermiere a chiedere, ancora una volta volta e sempre con tono pacato e modi gentili, al padre di uscire dal Pronto Soccorso per sistemarsi nella sala di attesa parenti fino ad ultimazione delle procedure di dimissione”. Ma l’uomo non si muove.
“All’ennesima richiesta di uscire, verso le 6:20, il padre della bambina – afferma la pagina – cominciava ad aggredire verbalmente e fisicamente l’infermiere, sputandogli addosso e colpendolo con una stampella canadese. L’infermiere provava a sfuggire all’ira immotivata del soggetto correndo verso il triage. Ma, nel frattempo, alcuni individui di sesso maschile che accompagnavano l’uomo, forzavano le porte del triage e partecipavano all’aggressione fisica e verbale dell’infermiere (una scena degna di una puntata di “Gomorra”!!!!)”.
A questo punto c’è l’intervento di due agenti del servizio di vigilanza “per dividere le parti ed evitare lesioni più gravi”. Dal canto suo, la madre della piccola “incurante della violenza” chiede con insistenza il foglio di dimissione della bambina, la quale “piangendo disperata, urlava: “ora arrestano papà””. Invece, niente manette. Perché intanto il personale di turno in Pronto Soccorso è costretto a barricarsi all’interno e “ad interrompere, per quasi un’ora, il servizio”. Alle 06:29 parte una chiamata alla polizia. Gli agenti, giunti sul posto, raccolgono le generalità delle parti. L’infermiere aggredito si ritrova con la mano sinistra fratturata. A seguito dell’aggressione, il Direttore Generale dell’azienda sanitaria, Anna Maria Minicucci, ha chiesto l’attivazione di un tavolo in prefettura sull’emergenza sicurezza nell’ospedale.