Napoli, indagati dirigenti del Comune e di un’azienda partecipata per la mancata riscossione di affitti: danno erariale da 92mila euro

L’amministrazione di Palazzo San Giacomo e l’azienda di proprietà comunale finite nel mirino dei carabinieri e della Corte dei Conti

Il Comune di Napoli e l’azienda partecipata Napoli Servizi sono finiti nel mirino dei carabinieri e della Corte dei Conti per l’ammanco di 133 milioni di euro nelle casse comunali prodotti dalla mancata riscossione dei canoni di affitto. La preside di una scuola partenopea e altre sei persone (tra funzionari del Comune e di Napoli Servizi) risultano indagati in relazione ad un danno erariale da 92.349 euro.

Una morosità “stratosferica” cresciuta a causa di funzionari inerti; una gestione del patrimonio immobiliare “negligente”.

La vicenda

Dal settembre del 1988 l’alloggio del custode defunto della scuola era occupato abusivamente dai suoi eredi che non pagavano l’affitto e neppure i consumi idrici al Comune di Napoli. Da qui sono arrivati sette inviti a dedurre da parte della Procura presso la Corte dei conti della Campania notificati dai Carabinieri del Nucleo operativo del Vomero a funzionari comunali, a dirigenti della Napoli Servizi (società in-house del Comune di Napoli) e alla preside della scuola dell’infanzia e primaria ‘Luigi Vanvitelli – plesso Caccavello’ che si trova nel quartiere Vomero. Per gli inquirenti i funzionari comunali sono colpevoli di “non avere mai contestato i ritardi clamorosi della Napoli Servizi in sede di riscossione, consentendo l’accumulo nel tempo di una ingente e stratosferica morosità”. L’amministrazione non si sarebbe adoperata per liberare l’appartamento da destinare alle attività didattiche, consentendo a chi lo abitava l’accesso alla scuola a qualsiasi ora del giorno e della notte.

“Grave negligenza”

La magistratura contabile stigmatizza “la grave negligenza nella gestione proprio del patrimonio immobiliare e nella riscossione dei canoni e/o delle indennità di occupazioni” che, nel corso degli anni, ha portato al mancato incasso di circa 133 milioni di euro.

Facendo riferimento al cosiddetto “Patto per Napoli” consistente “in un ingentissimo finanziamento con fondi statali”, gli inquirenti ricordano che quest’ultimo è condizionato, tra l’altro, “proprio dalla corretta gestione del patrimonio immobiliare, dall’incremento e delle entrate attraverso l’aumento dei canoni di concessione e di locazione” e anche “dalla riduzione dei fitti passivi“.

Secondo quanto emerso dalle indagini anche in altre scuole napoletane è stata riscontrata la stessa occupazione abusiva degli alloggi dei custodi: in uno di questi, è emerso, vive una persona il cui fratello venne arrestato nel 2005 perché sorpreso a coltivare marijuana proprio nel cortile dell’istituto.

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