Secondo l’Antimafia, gli arresti e i pentimenti stanno portando a nuovi equilibri: di qui i numerosi episodi di sangue

NAPOLI – Contrapposizioni tra clan per il controllo del territorio sfociate spesso in gravi episodi di sangue. E sullo sfondo la ”conferma di assetti delinquenziali, ascrivibili alla ricerca di nuovi equilibri tra clan”, colpiti da arresti e dalla decisione di collaborare con la giustizia da parte di diversi esponenti delle organizzazioni malavitose. Così la Direzione investigativa antimafia fotografa lo stato della criminalità in Campania nella relazione al Parlamento relativa al primo semestre del 2014.

NAPOLI NORD, IL POST-DI LAURO. La Dia sottolinea come sia sempre il traffico di stupefacenti ”a rappresentare il settore criminale nel quale vengono operati i maggiori investimenti per gli ingentissimi guadagni che ne derivano”. A tale proposito gli investigatori dell’Antimafia pongono l’accento su quanto avvenuto nell’area nord orientale di Napoli dove ”il venir meno del predominio della famiglia Di Lauro ha determinato cruenti scontri tra gruppi che ne hanno, in parte, occupato spazi di azione”. L’azione di contrasto – spiega la Dia – ”si è sviluppata su due piani: intercettare e bloccare i canali di approvvigionamenti di droga e individuare le attività e i beni nei quali organizzazioni camorristiche hanno riciclato quegli ingenti flussi di denaro. La Campania ”appare sempre ai primi posti nelle classifiche che indicano il numero di sequestri operati: in pochi anni è stata acquisita al patrimonio pubblico un’enorme quantità di beni, in particolare immobili e aziende”.

CASALESI, IL CLAN “RIGENERATO”. La relazione della Dia si sofferma poi sul clan dei Casalesi che ”appare in grande difficoltà operativa alla luce anche della decisione di Antonio Iovine di collaborare con la giustizia, che potrebbe avere un impatto sugli equilibri del sodalizio”. ”Tuttavia non va dimenticato – osserva la Dia – che il clan è riuscito a rigenerarsi reclutando nuove leve da affiancare ai vecchi sodali”. Ciò nonostante l’attività di contrasto delle forze di polizia che ”ne ha sradicato dal territorio capi clan, reggenti e fiancheggiatori”. Ora il clan sta attraversando ”un momento difficile di transizione”. ”I casalesi – scrive la Dia – stanno al momento attraversando una fase di rimodulazione e mimetizzazione che li impegna essenzialmente a consolidare l’egemonia dove già esiste un pregresso radicamento, più che ad affermarsi in altre zone della provincia”. Intanto ”è sembrata accentuarsi la forza criminali delle organizzazioni non federate nel ‘cartello’ ”. La Dia afferma che ”per quanto riguarda la fazione Bidognetti è stata accertata una ripresa delle attività estorsive nei comuni di Parete, Teverola e Castelvolturno: il gruppo Schiavone rimane la componente più pericolosa e organizzata mentre la pericolosità del gruppo Zagaria deriva dalle sue consolidate posizioni di controllo di alcuni settori dell’economia, soprattutto nella gestione di servizi pubblici, nella grande distribuzione e negli appalti”.

I CLAN E LA TERRA DEI FUOCHI. Un passaggio della relazione è dedicato allo smaltimento dei rifiuti interrati dalle organizzazioni criminali nelle campagne del Casertano. La Dia ricorda le recenti verifiche sullo stato di inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi: ”è emerso che su un totale di 1076 chilometri quadrati mappati sono stati ritenuti inquinati il 2 per cento dei terreni, per un totale di 21,5 chilometri quadrati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura”.

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