Platea piena e tanti artisti sul palco, si chiude con uno show la giornata dedicata all’artista napoletano
NAPOLI – Si è capito subito che la scelta del teatro Mediterraneo alla Mostra d’Oltremare non sarebbe stata sufficiente, ed è per questo che gli organizzatori del concerto tributo a Pino Daniele hanno deciso di spostare la location al Palapartenope. Le prenotazioni on line si sono esaurite nel volgere di qualche ora. E in effetti la fila che ieri sera si snodava da via Barbagallo su viale Giochi del Mediterraneo era la testimonianza che i numeri della serata erano quelli dei grandi concerti. L’appuntamento musicale ha chiuso la giornata dedicata al cantautore napoletano nel giorno del suo sessantesimo compleanno. All’ingresso in platea, dalle casse la musica e le parole delle canzoni, con le voci che mano a mano si sono sommate fra di loro tanto che alle nove, appena mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo il coro era già iniziato. E quasi quasi sembrava che a chi era seduto poteva già bastare così. Sensazione già chiara in tutte le manifestazioni succedutesi dal 4 gennaio in poi: il primo flash mob, il funerale, il flash mob di ieri mattina al Maschio Angioino, come se bastasse solo la musica ad accomunare i cuori e gli animi.
La serata inizia con dieci minuti di ritardo. In sala il sindaco Luigi de Magistris accompagnato dalla moglie, e il presidente del Napoli Aurelio de Laurentis.
E’ Nello Daniele ad aprire il concerto cantando Je sto vicino a te, accanto a lui Gianni Guarracino e Toni Cercola. La somiglianza con il fratello è impressionante: stesso timbro di voce, stessa fisionomia, stessa impostazione fisica. Tutti cantano, qualcuno chiude gli occhi, altri seguono lo scorrere delle foto di Pino sui maxi schermi ai lati del palco.
Gli artisti arrivano sul palco presentandosi l’un l’altro. E’ il turno di Peppe Lanzetta che legge di un fiato una prosa scritta di getto, come spiega “alle tre di stanotte”. Come molti hanno fatto negli ultimi due mesi, utilizza per la composizione i titoli delle canzoni di Pino Daniele e come molti non manca il riferimento a Massimo Troisi, altro figlio di Napoli, grande amico del Mascalzone latino. “Tieni sessant’anni e ancora staje pazziann’ con le corde di una chitarra – inizia Lanzetta – Forse sapiv’ ca te ne jev ambressa, ossaje come fa ‘o core”. Arriva l’unico “straniero” della serata, è Francesco Baccini da Genova. Canta, ammettendo l’emozione, un inedito e poi si lancia in una versione di Quando che non somiglia molto all’originale ma che coinvolge comunque tutti i presenti.
La scaletta prevede l’arrivo di Eugenio Bennato che con voce tranquilla intona Lazzari felici e a lui si aggiunge una ruggente Pietra Montecorvino. Vestito a fiori, braccia tatuate, voce graffiante e una stupenda Anna verrà seguita da Bella Mbriana e Voglio o mare eseguita con l’accompagnamento della band.
Sul palcoscenico arriva Maurizio de Giovanni. Anche in questo caso l’emozione gioca brutti scherzi: sarà la voce così somigliante a quella del compianto festeggiato cui dedica un discorso “a braccio”, ricorda le gite con le musicassette di Pino in sottofondo ad accompagnare i viaggi di andata e ritorno, e le sfumature della città che era stato capace di cogliere: “tu lo sai che questa città è cava, come una cassa armonica e i suoi vicoli salgono su paralleli, come le corde di una chitarra. Sei stato il primo a capire come i suoni di Napoli stessero cambiando, facendoli tuoi. Poche persone entrano così saldamente nel cuore di questa città. C’è riuscito un ragazzo argentino qualche anno fa, e ora tocca a te. Il colore azzurro come il mare di Napoli, caro Pino, tu lo sai, te lo porterai sempre con te”.
Lo show, perchè è pur sempre uno show, prosegue. Si inizia a ballare sulle note di Yes I know my way, Donna Cuncè e Je so’ pazzo con il liberatorio “nun ce scassat o’ c…” urlato a gran voce.
Teresa de Sio canta seduta la stessa canzone che ha cantato su questo stesso palcoscenico un anno fa accanto a Pino Daniele, Quanno chiove.
Tutti bravi e appassionati. Ma una ovazione particolare è riservata a Enzo Avitabile quando racconta gli esordi del gruppo Batracomiomachia cui faceva parte con Daniele e altri. Piccoli aneddoti, sfumature, ricordi di momenti, di studio della musica cercando quel “qualcosa in più”, il ponte fra il passato e il futuro. “E Pino – rivela – scrisse questa canzone, una sorta di sguardo al passato che ammicca al futuro, un po’ come fa da sempre la nostra citta”. E parte Terra mia seguita da È ancora tiempo e E sona mo.
La versione acustica di Je sto vicino a te segna la parte finale dello spettacolo, e tutti gli artisti risalgono sul palco per intonare “Napul è mille culure, Napule è mille paure”. Mille meno una, che Pino Daniele possa essere dimenticato.
Barbara Tafuri
(foto Ufficio stampa Comune di Napoli)