Come i tagli devastano la sanità in Campania: tutte le cifre del collasso

La mancanza di personale, il blocco delle assunzioni hanno determinato un forte aumento degli straordinari che pesano sulle casse delle aziende sanitarie, a riduzione del 50 per cento delle attività delle camere operatorie. Nelle strutture sanitarie della Campania rilevata una drammatica carenza degli organici. Servono complessivamente 10 mila lavoratori

I tagli alla sanità producono effetti dirompenti sulla gestione dell’organizzazione del lavoro degli ospedali pubblici campani alimentando i disagi per i cittadini-utenti. La mancanza di personale, il blocco delle assunzioni hanno determinato un forte aumento degli straordinari che pesano sulle casse delle aziende sanitarie, a riduzione del 50 per cento delle attività delle camere operatorie. Nelle strutture sanitarie della Campania rilevata una drammatica carenza degli organici. Servono complessivamente 10 mila lavoratori, in particolare 6 mila infermieri, operatori socio sanitari, 2500 a Napoli e Provincia, 700 a Caserta e Provincia, 1300 nella provincia di Salerno, 700 nella provincia di Avellino, 800 nella provincia di Benevento. I parametri e dei vincoli imposti dal patto di stabilità nazionale per ‘rientrare dai deficit’ hanno provocato il blocco delle assunzioni, la mobilità ‘selvaggia’ del personale tra diverse strutture, il sovraccarico del lavoro, lo stress psicofisico dei lavoratori, il blocco dei salari accessori e dei contratti nazionali di lavoro, la chiusura dei pronto soccorso, la drastica riduzione di migliaia di posti-letto, l’aumento degli ammalati abbandonati sulle barelle. Il blocco delle assunzioni alimenta il precariato e l’esternalizzazione selvaggia dei servizi. Condizioni che spesso favoriscono il lavoro non contrattualizzato e sotto retribuito. Il ricorso a servizi esternalizzati, a cooperative esterne, a lavoro interinale, ha precluso qualsiasi possibilità di acquisire personale in pianta stabile e duratura e prodotto precariato, insicurezza ed impoverimento sociale. E non finisce qui. E’ frequente l’utilizzo di personale per oltre 18 ore di lavoro, richiamato nelle attività pomeridiane dopo avere svolto turni notturno. Una palese violazione delle norme sull’orario di lavoro che prevedono almeno undici ore di riposo continuativo nell’arco delle ventiquattro.

Ciro Crescentini

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