Operazione Spartacus Reset: tra gli arrestati due dei figli di Sandokan

NAPOLI – Carmine Schiavone “aveva un controllo su tutto il territorio dell’Agro Aversano” attraverso i suoi referenti locali, secondo quanto emerso dalle indagini.  Maxi operazione anticamorra dei carabinieri della compagnia di Casal di Principe, attraverso l’impiego di circa duecento militari e l`ausilio di elicotteri e unità cinofile. Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea, nei confronti di 42 indagati, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, detenzioni di armi e ricettazione, reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Sono tutti ritenuti capi e gregari della fazione Schiavone del clan dei Casalesi. Tra i destinatari del provvedimento i figli del capoclan Sandokan: Carmine e Nicola Schiavone, già detenuti come il padre.

L’INDAGINE – Le informazioni di cui disponeva Carmine Schiavone, reggente della cosca, gli consentivano di individuare gli imprenditori e i commercianti ai quali imporre il pizzo. Ben 20 gli episodi estorsivi contestati: gli importi variavano dai 1500 ai 5mila euro per ogni vittima. Oltre al controllo sul territorio, Schiavone jr  esercitava “un vero e proprio comando su tutti gli affiliati – scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – intervenendo nei loro confronti non solo per questioni relative alle dinamiche criminali ma anche per aspetti legati alla vita privata ritenuti disdicevoli con lo status di appartenente al sodalizio”. In un caso Schiavone non esitò a picchiare selvaggiamente un affiliato che aveva una relazione con una donna nonostante il suo divieto.
Gli arresti interessano le province di Caserta, Napoli, Avellino, Benevento, Terni, L`Aquila, Lecce, Cosenza, Cuneo, Prato, Frosinone, Trapani e Taranto. I carabinieri hanno recuperato armi, libri contabili e individuato persone legate alla cosca. Durante la conferenza stampa in Procura, il Procuratore Capo Giovanni Colangelo ha fatto riferimento ad alcuni “pizzini” ritrovati all’interno del manubrio di una bicicletta (nelle foto), custodita nel cortile di Casal di Principe di Raffaele Maiello. Il pizzino recherebbe l’indicazione di diverse ditte da estorcere, consegnatogli dal capo clan Carmine Schiavone. Secondo gli inquirenti, il controllo del territorio un tempo dominato dalla fazione Bidognetti era passato nelle mani del clan di Sandokan. Carmine Schiavone è stato il reggente del clan fino all’arresto e l’estensore materiale di alcuni libri contabili sequestrati, e di una lista degli affiliati che percepivano lo stipendio e degli imprenditori che versavano il pizzo, aggiornata al 2013. Dopo Carmine Schiavone, arrestato nel centro storico di Aversa il 21 gennaio 2013 mentre era già irreperibile da giorni, la guida della cosca, per gli investigatori, è finita a Romolo Corvino, fino all’arresto di questi a ottobre 2013 per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il clan aveva costituito una cassa comune per il pagamento degli stipendi agli affiliati, somme mensili tra i 1.500 e i 2.500 per i detenuti, dati alle loro famiglie, e percentuali sulle attività illecite a chi opera sul territorio determinate in base ai guadagni. L’operazione, eseguita alle prime luci dell’alba, dai Carabinieri di Casal di Principe è stata condotta nella parte investigativa ed esecutiva dal Capitano Michele Centola e dal Tenente Salvatore De Falco, ed è stata coordinata dalla Procura di Napoli-Dda nelle persone del Procuratore Capo Giovanni Colangelo, dal Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli e dai Sostituti Procuratori, Giovanni Conzo e Luigi Landolfi. La misura cautelare è stata invece emessa dal Gip Dottoressa Francesca Ferri.

PIANO CONTRO I PM –  Un odio smisurato verso i pm napoletani. In cima alla lista nera del clan c’era il magistrato simbolo del processo Spartacus, Federico Cafiero de Raho, oggi procuratore capo di Reggio Calabria. Nel 2011 il pentito Roberto Vargas racconta ai pm: “Nel corso del primo incontro tra me e Nicola Schiavone, avvenuto in San Marcellino, questi mi disse che una volta eliminati Iovine e Zagaria, avremmo dovuto fare pulizia interna al clan e successivamente avremmo potuto colpire il pool di magistrati, per primo Cafiero De Raho”.

Contro Cafiero de Raho, Vargas rivela che Carmine Schiavone “diceva moltissime parolacce, colpevole di avergli rovinato il padre”. Il collaboratore di giustizia spiega che il piano della cosca contro i pm della Dda prevedeva l’utilizzo di terroristi, “mentre noi avremmo fornito gli appoggi logistici”. “Secondo quanto diceva Schiavone – afferma Vargas – i terroristi erano stati già addestrati a colpire in quanto avevano preso parte a fatti di sangue all’estero per l’organizzazione terroristica. Siccome i terroristi avevano avuto alcuni problemi, si erano alleati con noi al fine di ottenere dei rifugi sicuri nell’agro aversano. Schiavone mi disse di aver incontrato questi terroristi nell’agro aversano e mi disse che sarei dovuto essere io il contatto diretto con queste persone, mentre lui si sarebbe trasferito a Modena, per sviare le indagini nei suoi confronti. Poi sono stato arrestato e quindi non se ne è fatto più nulla”.


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