Gli inquirenti puntano sul raid dei Mallo, gruppo emergente legato ai Licciardi, e sulla vendetta di un capoclan in fuga per la decisione del tribunale dei minori di sottrarre i figli minori alla famiglia, a causa del pericolo corso per la scelta del fratello di collaborare con la giustizia
L’estremo gesto di sfida dell’ultimo gruppo di baby boss alla conquista del potere. O la vendetta di un capoclan a cui la legge ha portato via i figli piccoli. Sono le due piste seguite dagli investigatori per scoprire cosa ci sia dietro le mitragliate contro la facciata della caserma dei carabinieri di Secondigliano. Le indagini fanno ipotizzare che il raid possa recare la firma del gruppo Mallo, costola del clan Licciardi. Sono tutti giovanissimi e negli ultimi mesi sarebbero a caccia di affiliati ai Lo Russo, storica cosca di Miano decimata da arresti pentimenti. Una guerra in cui gli inquirenti non escludono rientri l’ultimo omicidio nella periferia nord di Napoli, quello del 30enne Daniele Stara. L’attacco alla stazione dell’Arma potrebbe essere la risposta ad una degli ultimi sequestri di droga e armi. Ma gli 007 anticamorra seguono anche una seconda ipotesi, che conduce ad uno degli elementi di vertice del clan Vanella Grassi, latitante da un anno e inseguito da un’ordinanza di custodia cautelare per traffico internazionale di sostanze stupefacenti e associazione camorristica. Il boss è fratello di un collaboratore di giustizia. Pochi giorni fa il Tribunale dei Minori di Napoli, su sollecitazione della Dda, ha emesso un provvedimento di allontanamento dei due figli minori, sistemati in una struttura protetta. Per i pm i bambini sono in pericolo a causa del rifiuto dei familiari al programma di protezione. In esecuzione del provvedimento, sono stati sottratti alla madre dai carabinieri il giorno prima del blitz a colpi di kalashnikov. Una decisione che avrebbe scatenato la rappresaglia contro la caserma, colpita da 27 proiettili.
(Foto Pupia Campania/Youtube)