Abc, bufera dopo le dimissioni del cda

L’addio della presidentessa Paparo e degli altri due consiglieri provoca durissime reazioni da parte dei lavoratori, di esponenti politici, di associazioni e di movimenti

Le dimissioni della presidentessa e del consiglio di amministrazione di Abc, l’azienda idrica del Comune di Napoli hanno provocato durissime reazioni da parte dei lavoratori, di esponenti politici, di associazioni e di movimenti. Durissime le critiche nei confronti del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Pesanti le dichiarazioni di Maurizio Montalto, ex presidente di Abc ed esponente di rilievo dei movimenti contro la privatizzazione dell’acqua. Accusa De Magistris di volere distruggere l’azienda e di consegnarla nelle mani delle multinazionali francesi. “La legge per l’elezione del Sindaco forse va rivista. Può degenerare nella tendenza personale ad accumulare un capitale politico al primo mandato, da cedere alle lobby al secondo e ultimo incarico – evidenzia Montalto – Grazie alla cosiddetta antipolitica, che non ha fatto distinguo, la buona politica è scomparsa lasciando spazio a secondo linee ambiziose e incapaci”. Un siluro contro il primo cittadino partenopeo e la cosiddetta rivoluzione arancione. “Una lettura politica degli accadimenti sull’acqua a Napoli? – continua Montalto – Prima si ripubblicizza col consenso popolare durante il primo mandato, poi si fanno litigare alcuni attori del teatrino in occasione secondo mandato in modo che l’azienda si distrugga e vada in mano alle multinazionali francesi, che vogliono il gestore unico del centro Sud Italia, per papparsi tutto – rileva l’ex presidente di Abc – Così chi tira i fili cade in piedi, perché fa la vittima e nello stesso tempo accontenta le lobby. È la tecnica reaganiana inaugurata nel 1989 negli USA, non ho inventato nulla. Ma in quanti la vedono?”.

 

La rappresentanza sindacale aziendale dei lavoratori Abc giudica “fallimentare la gestione politica e aziendale di Abc, fallimentari le scelte adottate dal governo cittadino”. Anche Tommaso Sodano, l’ex vice sindaco di Palazzo San Giacomo ha assunto una posizione critica. “Acqua bene comune deve essere una realtà e non uno slogan – afferma Sodano – Chi ha seguito la vicenda della nascita di ABC a Napoli sa bene a cosa mi riferisco: scelte ideologiche non supportate da decisioni conseguenti, assenza di un piano strategico per mettere al sicuro la gestione pubblica dell’acqua, uno Statuto elaborato da teorici che non praticano le forme di democrazia partecipativa e soprattutto l’assenza di una governance all’altezza della sfida”.

 

Preoccupato Pino De Stasio, consigliere di municipalità. “Non voglio credere che l’esperienza più clamorosa e bella della vicenda politica italiana come ABC possa concludersi nelle mani di un privato o di una multinazionale – dichiara De Stasio – Il Sindaco può e deve rilanciare fortemente il ruolo di Abc. Articolato l’intervento di Gennaro Esposito, esponente di Sinistra Anticapitalista. “Certo che aveva ragione Maurizio Montalto – sostiene Esposito – Lui, però, ha avuto la colpa di non essere legato né alle melme delle burocrazie, né alle stanze blindate delle signorie accademiche. In parole povere non ha mai avuto i megafoni potenti per diffondere una storia completamente diversa da quella propagandata dalla giunta comunale. La sua è stata una gestione trasparente ma indigesta sia per le strategie delle multinazionali sia per le smanie di carriera dei vari servetti delle istituzioni. Ho più volte partecipato, da semplice cittadino, ai consigli di amministrazione da lui presieduti – aggiunge ancora Esposito – E non ho mai avuto la necessità di elemosinare un documento, le notizie che poi avuto modo di diffondere dettagliatamente in vari articoli, le ho ottenute grazie ad un semplice, ma purtroppo inusitato, principio di democrazia – evidenzia – Montalto ha avuto il coraggio di dire No al piano industriale fallimentare che gli voleva imporre il sindaco. Aveva trovato una soluzione tecnica per assumere i lavoratori del Consorzio San Giovanni e stabilizzare quelli della Net Service e rimettere a norma gli impianti senza però esporre l’azienda ai disastri finanziari programmati di fatto dal piano industriale fittizio approvato dal gruppo dirigente e amministrativo uscente”. Dunque, la situazione in Abc è drammatica. La società idrica rischia il fallimento. Così come rischiano di fallire altre aziende partecipate, come l’Anm. E si annuncia un autunno molto caldo.

Ciro Crescentini

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