Siria: prima di tutto, la pace

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota di Nicola Paolino, militante storico della sinistra salernitana

L’attacco dei tre predoni imperialisti alla Siria contiene chiari aspetti di continuità con la loro storia politica coloniale, diventata imperialista dal 1903. Storia che ha causato la morte di oltre 75 milioni di esseri umani e inenarrabili distruzioni. Ma contiene anche aspetti nuovi e allarmanti. Questa ennesima azione di guerra non è un episodio a sé ma è parte integrante della strategia inaugurata da George Bush con l’aggressione dell’Iraq nel 2003. Attualmente sono più di 40 le Nazioni coinvolte nelle cosiddette “guerre dimenticate”, solo all’apparenza isolate fra di loro. Quell’aggressione a un piccolo Stato sovrano è stato l’inizio della III Guerra mondiale, che lentamente sta sfociando in una deflagrazione mondiale. La dottrina Trump ha come sua opzione principale la guerra, che Trump sta rendendo permanente. “Prima l’America” e “Fare di nuovo grande l’America” è la strategia aggressiva che guida tutta la sua azione. L’obbiettivo a breve e di medio periodo è  creare uno schieramento mondiale capace di mettere, dal punto di vista americano, il rinato espansionismo imperialista russo e quello cinese in condizione di non nuocere. Dottrina che contiene una critica esplicita alla precedente “mollezza” dei Presidenti americani che non sarebbero stati conseguenti nel distruggere l’Unione sovietica, la Repubblica Popolare Cinese di Mao, il Vietnam, la Cambogia e Cuba. A cui vanno aggiunti i moderni “Stati canaglia” o “falliti”.

All’apparenza l’attacco alla Siria appare come una semplice operazione di polizia internazionale. In realtà serve a saggiare la capacità di risposta di Putin e della Cina, ma anche a ricostruire la vecchia coesione di tutte le nazioni imperialiste, in vista anche di un possibile salto di qualità della guerra mondiale. Per adesso spezzettata in piccoli e medi teatri di guerra. 
Il sogno di un rilancio del secolo a stelle e strisce non è più un solo un sogno mirifico ma un tentativo in atto. 
Trump sta provando a rovesciare nel loro contrario tutti i precedenti verdetti della Storia che considera negativi per l’America, a proprio vantaggio. Vedi la riproposizione dei dazi doganali e la destabilizzazione di tutti gli organismi mondiali. A partire dall’ONU. E lo fa da unica superpotenza al mondo e da primo produttore e primo esportatore di armi. Sta pressando l’intera umanità, con le buone e con le cattive Con il rischio di trascinarla verso un’immane tragedia storica, senza proporzioni. Un aspetto importante è che sta uscendo dall’isolamento in cui lo aveva portato la sua odiosa strategia aggressiva. E si sta verificando anche grazie al protagonismo di Macron-Blair II e dell’ineffabile May. 

L’Europa sta correndo il rischio di arretrare paurosamente su posizioni aggressive e guerrafondaie. 
Francia e Inghilterra, come lo stesso Trump, usano l’espansionismo militare per problemi legati alle loro relative debolezze politiche interne. La notizia che la Unione europea si è schierata con i tre aggressori va proprio nella direzione oggettiva della famigerata “Pace americana”.

Un elemento di gravità estrema sarebbe anche la notizia russa che l’Opac (“Organizzazione proibizione armi chimiche” Agenzia ONU) proprio il 14 aprile 2018 avrebbe dovuto ispezionare i siti siriani colpiti il giorno 9 dagli “agenti chimici”. Su cui deve sempre valere il principio precauzionale “A chi serve”? “A chi fa gioco”? Generali americani di alto livello hanno detto pubblicamente che non esistono né le prove dell’uso degli agenti chimici di un anno fa né di quelli di sabato scorso. In uno scenario così esplosivo appare estremamente grave la concessione delle basi di Sigonella.

Tanto, già si sapeva che Gentiloni non sarebbe stato capace di ripetere il portentoso gesto simbolico di Bettino Craxi, quando non acconsentì alla richiesta americana di poter usare le stesse basi sempre contro un piccolissimo Stato sovrano come la Libia. Per la Storia va anche ricordato che l’Arma dei carabinieri fronteggiò le truppe americane. Si deve proprio a Craxi uno dei pochi scatti di orgoglio nazionale, che mai va confuso con il risorgente nazionalismo italiano, europeo e mondiale. Perché mette in mostra la ricerca dell’espansionismo imperialista su tutto il mondo conosciuto. 

Il dramma che i popoli e le nazioni medie e piccole vivono attoniti è la mancanza di una prospettiva sociale e politica di Pace e di benessere collettivo, che solo la classe delle sfruttate e degli sfruttati e dei diseredati di tutto il mondo sono in grado di realizzare e garantire. Sotto le ceneri della grande crisi morale ed etica che attanaglia la stragrande parte della borghesia globale sta incubando la ribellione di quasi 7 miliardi di esseri umani di tutte le classi e di tutti i cinque Continenti. 
“La Pace prima di tutto” sprigionerà la mobilitazione cosciente di tutti i popoli che costringeranno moltissimi governi a fermare la guerra, oppure..

                                                                                                                                   Nicola Paolino

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