Roma, 35 mila in piazza per dire stop alle guerre e al lavoro precario

A guidare il corteo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini

Fumogeni, bandiere della pace e striscioni hanno colorato il cielo di Roma oggi. Un fiume di persone ha sfilato per le vie della Capitale per dire stop alle guerre e al lavoro precario, no all’autonomia differenziata e alle modifiche della Costituzione.

La via maestra, insieme per la Costituzione”, questo il motto della manifestazione organizzata dalla Cgil e che ha visto la partecipazione di circa 150 associazioni, oltre a migliaia di cittadini arrivati da tutta Italia con treni e autobus.

A guidare il corteo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che ha chiesto al governo di Giorgia Meloni “una riforma fiscale degna di questo nome e politiche che rendano il lavoro meno precario”.

Dal palco in Piazza San Giovanni si sono alternati gli interventi di sindacalisti, politici e esponenti delle associazioni.


Siamo contrari alla modifica della Costituzione e chiediamo al governo di cambiare le proprie politiche, economiche e sociali – ha spiegato Landini -. Non siamo qui per protestare ma per indicare la via maestra“. E la via maestra, secondo Landini, “è a favore del lavoro e non della finanza, perche’ produce la ricchezza di un Paese e va incentivato“.

 “Non vogliamo buoni sconti, vogliamo buoni stipendi” e diciamo “No all’autonomia differenziata. Per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti”: così recitavano alcuni degli striscioni esposti tra la folla. Tra le migliaia di persone scese in piazza – 35 mila secondo da questura –oggi ci sono persone che credono nella giustizia sociale e che vogliono combattere lo sfruttamento – ha aggiunto Landini – La società è sbagliata, in questi anni ha aumentato le diseguaglianze e chi oggi è qui è perchè sente il dovere di cambiarla”.

Il segretario della Cgil infine si è schierato “contro la guerra che porta alla guerra, quando a rimetterci sono i cittadini. Per questo condanniamo l’attacco di Hamas contro Israele – ha concluso – Ma ci vuole la volontà, da parte degli organi politici, di riaprire i negoziati perchè stanno aumentando le spese in armi, in particolare in armi nucleari”

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