Pd, Renzi si dimette e sfida la minoranza: “Non potete chiedermi di non candidarmi”. Scissione a un passo

Il segretario uscente: “Fermiamoci e ripartiamo, la scissione non ha senso. Scissione è una brutta parola, ma peggiore c’è solo ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat di una minoranza”. Epifani, a nome dei tre sfidanti alla segreteria: “Il segretario tira dritto, per molti di noi si apre una riflessione che poi porterà alla scelta”

“Ho pensato a un passo indietro ma non è accettabile. Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c’è un’occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio, io non dico che siamo nemici né avversari ma dico `mettetevi in gioco´, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica”. All’assemblea nazionale del Pd, in corso a Roma, Matteo Renzi formalizza le dimissioni e apre la via al congresso, ma anche alla scissione della minoranza. Agli avversari interni il segretario uscente dice “Avete il diritto di sconfiggerci, non quello di eliminarci”. Senza troppa convinzione, Renzi lancia il suo appello per evitare il divorzio della sinistra del partito. “Fermiamoci e ripartiamo, la scissione non ha senso. Scissione è una brutta parola, ma peggiore c’è solo ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat di una minoranza”.  L’ex premier ribadisce la volontà di andare a congresso, ma anche il sostegno al governo Gentiloni.

 

EPIFANI: “RENZI TIRA DRITTO, MOLTI DI NOI FARANNO SCELTA” –  Guglielmo Epifani parla subito dopo Renzi, a nome dei tre leader della sinistra Pd Speranza, Emiliano e Rossi. E lascia pochi margini di trattativa. Renzi sceglie di  “tirare dritto” anziché rispondere alle questioni poste dagli altri candidati al congresso e così “per molti di noi si apre una riflessione che poi porterà alla scelta”. Una scelta che sarà quella di lasciare il Pd.  “I tre candidati, i tre compagni, i tre amici che si sono candidati a sfidare il segretario al congresso – dice Epifani – hanno tutti e tre detto: così non ci sono le condizioni per una contendibilità equa. Se fossi stato io il segretario avrei chiamato i tre candidati e con loro avrei discusso per ascoltare le loro ragioni e trovare la soluzione al problema”. “Se la contendibilità diventa, a ragione o torto, una contendibilità non equa, è chiaro – aggiunge l’ex segretario Cgil – che il congresso nasce con il piede sbagliato. Aspettavamo una proposta dal segretario che mi pare invece abbia scelto di tirare dritto. Credo sia un errore”.

(Foto @pdnetwotk/twitter)

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