
I bottegai scaricano l’aumento delle bollette sui consumatori. Andrebbero promossi controlli a tappeto
Alcuni bottegai hanno deciso di far pagare, di scaricare l’aumento delle bollette sui consumatori. Tanti stanno approfittando dell’allarme inflazione per aumentare profitti e guadagni. E non mancano i pessimi esempi.
La foto dello scontrino emesso dalla Pasticceria Poppella di Napoli alle ore 15,07 di oggi si commenta da sola: 3 euro per due caffè al banco e altri 3 euro per due babà mignon (definiti ‘dolci vari’ nel documento contabile).
Non c’è nulla che giustifichi questi rincari. Tra l’altro, nonostante le difficoltà, molti esercenti hanno deciso correttamente di non ritoccare i prezzi. A Napoli centro, Avellino, Benevento, Roma, l’Aquila e Rieti, in zone prevalentemente turistiche, il caffè continua a costare 1 euro. Dunque, andrebbero promossi monitoraggi, attivati controlli da parte degli organismi di vigilanza istituzionali, aperte inchieste da parte della Procura.
Tanti bottegai puntualmente si lamentano dei costi, in primis il costo del lavoro, eppure, negli ultimi anni hanno accumulato milioni di profitti e beneficiato di sostegni pubblici . Andrebbero, per esempio, verificati quanti ‘ristori’ e bonus statali sono stati incassati dalla Pasticceria Poppella, la reale crisi dichiarata durante l’emergenza Covid, quanti dipendenti sono stati collocati (e come sono stati collocati) in cassa integrazione durante l’emergenza sanitaria. Quanti lavoratori sono regolarmente inquadrati contrattualmente, la reale retribuzione che percepiscono, quante ore effettive di lavoro svolgono.
Forse il titolare della Pasticceria Poppella sogna di diventare il Briatore del quartiere Sanità?
CiCre