Napoli, docente di Scampia: “La didattica online ha aumentato la dispersione scolastica”

Tante complicazioni

La didattica a distanza è finita nell’occhio del ciclone. Un sistema di apprendimento che ha favorito solo isolamento, frustrazioni e disaffezione allo studio. “La didattica online? I ragazzi l’hanno presa pensando, ok tanto ci promuovono tutti. Io insegno alle superiori a Scampia, lì la dispersione scolastica è molto aumentata, bastava spegnere il telefonino e la scuola spariva”. Così Francesca Crispino, docente di filosofia e scienze umane, racconta i mesi della didattica al pc o allo smartphone nell’era del covid19. “E’ stata un’esperienza – dice – totalmente nuova per docenti, dirigenti scolastici e studenti. E’ stato molto complicato, i ragazzi sin dall’inizio non hanno recepito che era un’alternativa a quella in presenza ma ugualmente necessaria per apprendere. Hanno pensato, ‘ok, se ne parla il prossimo anno’. Il lavoro più difficile quindi è stato far capire agli alunni l’importanza di proseguire l’apprendimento. Su questo abbiamo fatto tutti noi docenti un lavoro costante, senza orari, di mattina, di sera, al sabato e alla domenica. Il problema è che chi si impegna era sempre connessi, chi di solito deve essere seguito di più tende invece a sfuggire e la dispersione scolastica è nettamente aumentata. C’erano anche le difficoltà di chi non aveva i mezzi, i tablet, i pc, la connessione: la scuola di Scampia ha messo a disposizione tutta la strumentazione che aveva, ma se devo dire che è stato un successo, decisamente no. E’ stato un mezzo per tamponare”. Tamponare per la maggior parte degli studenti, ma ci sono anche quelli per i quali questo è l’ultimo anno di scuola. “Sulla maturità – spiega Crispino – i ragazzi si trovano in stato confusionale. Non hanno idea di come affrontarlo, sia da un punto di vista didattico, sia dal punto di vista della sicurezza. Ci sono dubbi sull’andare in classe, sulla misurazione della temperatura, le norme sul covid19 sono poche chiare. I ragazzi e le famiglie hanno paura”. Anche per i più piccoli l’avventura della scuola online è stata durissima, aggravata spesso dalla presenza dei genitori accanto al bambino, con mamme, denunciano le maestre, pronte a suggerire dall’altra parte dello schermo o che intervenivano quando un insegnante sgridava online un alunno. “Nella scuola dell’infanzia – spiega Maria Rosaria Savio, maestra precaria – il filo conduttore è l’empatia, e con la didattica a distanza si è conservato solo il contatto visivo con i bimbi. Alla Primaria abbiamo fatto attività ma è una didattica d’emergenza, per i bambini è stata molto penalizzante e spesso c’era l’intervento del genitore quando fai le domande, quindi anche una valutazione dell’alunno diventa difficile”.

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