Puntuale il ministero dell’Interno dell’Egitto smentisce le indiscrezioni sulla morte del ricercatore italiano sui depistaggi e i report sul’opposizione interna, redatti da lui, intercettati dagli apparati
La smentita arriva puntuale. In un comunicato ufficiale pubblicato dal ministero dell’Interno, una fonte del Dipartimento dell’informazione smentisce le informazioni pubblicate dai media occidentali secondo le quali l’accademico italiano Giulio Regeni sarebbe stato arrestato da elementi appartenenti ai servizi di sicurezza prima della sua morte”. E’ il New York Times ad avere negli ultimi giorni riferito dei report sull’opposizione interna in Egitto, che ik ricercatore ucciso aveva inviato all’università di Cambridge nell’ultimo periodo. Relazioni che potrebbero essere state intercettate dagli apparati del Cairo – è la tesi – ed esposto Regeni a pericoli. Si ricorda anche l’episodio dell’11 dicembre, quando il giovane partecipò ad un’assemblea sindacale e si accorse di esser stato fotografato. Il Nyt riporta anche il presunto depistaggio del giovane testimone egiziano che sostiene di aver visto Giulio mentre veniva portato via da due agenti della polizia in borghese di fronte alla stazione della metropolitana di Bohooth alle 17.30 del 25 gennaio. Regeni però alle 19.41 del 25 gennaio scrive un messaggio via Facebook alla fidanzata: “Sto andando dal dottor Hassanein”, l’anziano intellettuale esperto di sindacato.
Secondo il Cairo tuttavia la fonte del Dipartimento dell’informazione “afferma che media occidentali avevano pubblicato informazioni completamente erronee circa le condizioni della scomparsa dell’italiano e aggiunge che una grande squadra di indagine è incaricata di svelare i moventi dell’omicidio dell’italiano e che questa squadra coopera pienamente con la controparte italiana. I risultati delle ricerche e delle indagini su questo caso saranno annunciati quando porteranno a risultati utili”. Ma è lecito nutrire dubbi.