L’Impero contro il Venezuela

Il presidente Maduro rompe i rapporti diplomatici con la Colombia, i quartieri popolari di Caracas in corteo per difendere la Repubblica Bolivariana contro il golpe e l’invasione Usa

In Venezuela rischia di scoppiare la guerra civile. Una guerra civile alimentata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea che hanno deciso di sostenere forze politiche dell’estrema destra e di avallare Juan Guaidò,  un personaggio autoproclamatosi ‘presidente’ inventando una fantomatica ‘emergenza umanitaria’. Nelle ultime ore, Guaidò ha guidato i cosiddetti “tir di aiuti made in Usa” continuando ad istigare, dividere,  rilasciando dichiarazioni allucinanti, guerrafondaie:  “I morti non sono un costo ma sono un investimento”- ha affermato Guaidò puntando decisamente alla guerra civile.  Una guerra civile voluta dagli strateghi statunitensi per dare il via ad invasione armata e abbattere Nicolas Maduro,  legittimo presidente eletto da regolari elezioni politiche e l’esperienza della rivoluzione bolivariana.

I primi segnali negativi e preoccupanti  sono arrivati oggi.  Scontri e feriti sul Ponte Simon Bolivar, dopo che la polizia del Venezuela ha risposto con cariche e lanci di lacrimogeni a un tentativo di forzare il confine da parte di manifestanti provenienti dal confine colombiano per imporre  strumentalmente il  passaggio dei Tir carichi dei cosiddetti aiuti umanitari. Uno show propagandistico. E non finisce qui. Altri show sono stati organizzati al confine con la Colombia. Diffusi video  preparati da giorni. Nei video si vedono i militari colombiani al di là del confine che invitano i disertori a passare dall’altra parte ed il politico venezuelano oppositore (col gilet azzurro della organizzazione colombiana) che era pronto lì ad accoglierli e dice agli altri: “sono dei nostri, sono dei nostri”. Significative le dichiarazioni di Freddy Bernal capo della polizia venezuelana, protector del Tachira, lo stato di frontiera: “lo dicevamo da giorni, il confine era in pace e prosegue in pace, ma la Colombia, del governo di Ivan Dunque con alcuni traditori venezuelani, preparavano un falso episodio, che è puntualmente avvenuto questa mattina”. (GUARDA IL VIDEO)

L’episodio  è avvenuto al confine con la Colombia, chiuso dal Venerdì 22 febbraio  per ordine del governo venezuolano.  Vi hanno preso parte due sergenti della Guardia Nazionale Bolivariana: uno lavorava in cucina e l’altro del personale amministrativo.  Entrambi i militari hanno sequestrato un blindato dirigendoli contro le barriere poste sulla strada a dividere il confine e poi sono fuggiti verso il lato colombiano dove sono stati  accolti da Jose Manuel Olivares, un politico della destra venezuelana e  da un gruppo di venezuelani e colombiani. Il gesto ha lasciato due persone ferite: un funzionario della Polizia Nazionale Bolivariana e un giornalista di origine cilena.  Secondo  Bernal, i funzionari della Polizia Nazionale della Colombia hanno gettato alcune transenne metalliche nel fiume Tachira cercando di entrare con la forza del territorio venezuolano durante l’accaduto. La Polizia Nazionale Bolivariana e la Forza Armata Nazionale Bolivariana ha resistito con successo al tentativo di violare la frontiera. “Le provocazioni sono state portate avanti dal governo della Colombia, presieduto da Iván Duque, per cercare di destabilizzare la pace in Venezuela” ha concluso Bernal. Tre camion pieni di merce  statunitense sono stati bruciati sul ponte Francisco de Paula Santander che unisce la città colombiana di Cucuta a quella venezuelana di Urena. Una ventina di persone, sono rimaste ferite. In seguito agli scontri due agenti della polizia venezuelani sono stati catturati dai dimostranti, che avrebbero minacciato di linciarli. Incidenti inutili. Incidenti provocati dal comportamento irresponsabile di forze  che mirano alla destabilizzazione del Venezuela.  Gravissimo il comportamento del governo della Colombia che non ha assunto iniziative  per stemperare la tensione.

Il presidente  Nicolas Maduro ha annunciato la rottura dei rapporti diplomatici con la Colombia. Intervenuto ad una manifestazione popolare a Caracas(Guarda foto in alto), Maduro ha dato 24 ore di tempo ai diplomatici colombiani per lasciare al paese. “Ho deciso di rompere tutti i rapporti politici e diplomatici con il governo fascista della Colombia”, ha detto il presidente ai manifestanti. Nicolas Maduro ha chiamato i venezuelani alla mobilitazione, “a Caracas e in tutte le città del Paese. Andiamo tutte e tutti per le strade a difendere la nostra indipendenza, con coscienza e gioia. Non ci sarà guerra nella patria di Bolivar e Chavez, qui trionferà la pace. Il Venezuela si rispetta!” Ieri migliaia di persone hanno partecipato al concerto “Giù le mani dal Venezuela”. Migliaia di persone in piazza per la pace, l’indipendenza e la dignità.  In piazza i quartieri popolari di Caracas  (El Valle, Coche, San Agustín, Santa Rosalía, San Pedro). Un enorme corteo guidato dalla Milizia Popolare Bolivariana e dalla sindaca chavista Erika Farías che nel comizio finale ha dichiarato: “se al nostro paese dovesse succedere qualcosa, tutti coloro che hanno invocato o incitato l’invasione saranno trattati come traditori della patria”. Osservando  il video del corteo si possono contare al massimo 5 persone di pelle bianca, il popolo chavista è formato nella stragrande maggioranza da quei milioni di venezuelani che da sempre erano abbandonati dai governi liberisti filo USA.

(GUARDA FOTO E VIDEO)



Situazione preoccupante.  Il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, John Bolton, ha annullato il viaggio previsto nelle prossime ore a Seul, in vista del summit ad Hanoi tra Donald Trump e Kim Jong un il 27 e 28, per concentrarsi sulla situazione in Venezuela. Lo ha reso noto il suo portavoce, Garret Marquis, secondo cui Bolton ha deciso di restare a Washington.

Un clima di guerra per un’emergenza umanitaria inventata per avallare un intervento militare esterno mentre permane il blocco e l’embargo nei confronti del Venezuela voluto proprio dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Un’emergenza umanitaria smentita da un giornalista e documentarista statunitense Max Blumenthal che qualche giorno fa ha visitato un ipermercato della catena Excelsior Gama a Caracas per vedere se è vero che in Venezuela non è possibile acquistare cibo e altri prodotti di base. Le immagini si commentano da sole. Negozi pieni di merce e di prodotti.  (GUARDA IL VIDEO)

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