Le purghe di Erdogan: “6mila arresti, non ci fermiamo”. Golpe fallito, la Turchia accusa gli Usa

Il ministro del Lavoro afferma che ci sia la regia di Washington dietro il tentativo di colpo di Stato. Kerry reagisce: “Sospetti falsi che danneggiano i rapporti”

Senza sosta le “purghe” di Erdogan dopo il fallito golpe in Turchia. “Ci sono circa 6 mila arresti, e la cifra supererà i 6 mila attuali. Continuiamo a fare pulizia” annuncia il ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, secondo quanto riferito dai media.

Intanto sale ancora la tensione fra Ankara e Washington. Secondo la Bbc il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato una regia americana dietro il tentato putsch militare. Parole che mandano su tutte le furie il segretario di Stato, John Kerry, che ha bollato le accuse come “pubbliche insinuazioni” e ammonito: “I sospetti sugli Usa sono totalmente falsi e danneggiano” i rapporti tra Usa e Turchia, paesi Nato. Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l’estradizione di Fethullah Gulen, l’ex imam che vive in America, accusato di essere l’ispiratore del fallito colpo di Stato. Gulen ha dichiarato alla stampa: “C’è la possibilità che il golpe di stato in Turchia sia stata una messa in scena per continuare ad accusare i miei sostenitori”.

Dopo che ieri erano già stati arrestati quasi 3 mila militari accusati di coinvolgimento nel golpe, e altrettanti giudici erano stati rimossi, stamani l’agenzia statale Anadolu ha dato conferma della detenzione di altri 52 soldati e dell’emissione di mandati d’arresto per 53 magistrati. In tutto sono quasi 300 i morti durante il tentativo fallito di colpo di Stato: 41 ufficiali di polizia, due soldati, 47 civili e 104 persone descritte come complottisti. Oltre 1.400 i feriti.

 

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