Lavoro: Campania record di infortuni mortali, più esposti edili e migranti

Romania e Maghreb, in particolare Marocco, sono i principali Paesi e aree geografiche fornitori di manodopera a basso costo in Italia e, quindi, anche le nazionalita’ dei lavoratori piu’ colpiti da incidenti anche mortali sul lavoro.

Stando ai dati forniti dagli organismi istituzionali ufficiali diminuiscono le denunce di infortunio sul lavoro da parte di migranti registrate in Campania. Nel 2017, sono stati segnalati 964 casi sul territorio regionale, 586 relativi a lavoratori extracomunitari e 378 per gli europei. La Campania e, insieme alla Puglia, la Regione del Sud dove l’esito mortale degli infortuni ha una percentuale maggiore. Sono state 66 le morti sul lavoro nel 2017 e anche in questo caso il trend diminuisce: erano state 80 nel 2016 e ben 116 nel 2015. Questi i dati diffusi stamattina dall’Inail durante la presentazione del progetto Argini, un’azione di informazione e promozione della sicurezza sul lavoro condotto dalla cooperativa Dedalus in Campania. Quello della sicurezza sul lavoro dei migranti, nonostante il trend di morti e infortuni appaia positivo, resta un quadro a tinte fosche. Dedalus, nel rapporto Argini, sottolinea come la diminuzione delle denunce “soprattutto nel caso dei lavoratori stranieri” non voglia dire necessariamente “che ci siano stati meno incidenti”. Tanti sono gli episodi ‘invisibili’, infortuni accaduti ma mai denunciati. Anche il caso delle morti sul lavoro, al di la’ del dato numerico, nasconde in realtà la condizione di marginalizzazione dei lavoratori migranti. In tutto il Paese, mentre le morti bianche di lavoratori italiani o europei facciano segnare un -3 % nel 2017 rispetto al 2016, i casi di infortuni mortali di migranti aumentano in un anno dell’8,40%.

Il trend degli infortuni sul lavoro per fortuna e’ in discesa – sottolinea Adele Pomponio, direttore generale vicario di Inail Campania – e questo vuol dire che il lavoro di prevenzione sul territorio inizia a dare i suoi risultati. Quello che ci lascia perplessi, pero’, e’ che mentre in Italia solo il 3% degli incidenti subiti da lavoratori migranti ha un esito mortale, in Campania il dato arriva al 20%”.
I settori monitorati da Inail e Dedalus sono quello agricolo e delle costruzioni. Quest’ultimo e’ lo scenario “principale degli infortuni, anche mortali, di lavoratori immigrati – rileva Dedalus – ed e’ uno dei maggiori ambiti di inserimento lavorativo della popolazione migranti in Italia, sia per l’elevata capacita’ di assorbimento di manodopera, sia perche’ l’ingresso lavorativo ai livelli piu’ bassi non richiede specifiche capacita’ professionali”.

Tra le cause principali di infortunio nell’edilizia, ci sono la caduta dall’alto e lo schiacciamento. Gli infortuni sono frequenti anche durante il trasporto dalle cosiddette ‘rotonde’ dove si recluta la manodopera, in particolare per il ribaltamento di mezzi spesso poco sicuri o per l’impatto con altri veicoli in movimento a causa di velocità troppo elevate. Nel settore agricolo, invece, gli incidenti, anche mortali, avvengono quando gli stranieri guidano i trattori e sono sempre piu’ frequenti i malori per l’eccessivo calore. Romania e Maghreb, in particolare Marocco, sono i principali Paesi e aree geografiche fornitori di manodopera a basso costo in Italia e, quindi, anche le nazionalita’ dei lavoratori piu’ colpiti da incidenti anche mortali sul lavoro.
“Per prevenire questi fenomeni – aggiunge Pomponio – servono campagne di prevenzione proprio nei luoghi dove gli stranieri lavorano, per metterli a conoscenza dei propri diritti. E’ per questo che e’ necessario lavorare insieme a quei corpi intermedi come e’ Dedalus, che ci permette di intercettare gli stranieri e diffondere il principio della sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Guanti, mascherine, tappi per le orecchie, caschi e giubbini catarifrangenti. Sono strumenti essenziali per garantire la sicurezza dei lavoratori impegnati sui cantieri o in campagna ma spesso la manodopera straniera, reclutata per un lavoro a giornata non ha accesso ad alcun materiale di protezione ne’ possiede informazioni sui propri diritti. Si e’ rivolto ai lavoratori migranti, quelli maggiormente esposti ad infortuni e morti bianche, il progetto Argini, un’azione di promozione della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro che ha permesso di orientare e informare la manodopera impiegata in edilizia e agricoltura. L’unita’ di strada itinerante della cooperativa Dedalus di Napoli ha operato in Campania per un anno, in particolare nelle rotonde, dove, all’alba, giungono i migranti in cerca di una giornata lavorativa. Nelle rotonde del napoletano, da quella in via Montagna Spaccata a Pianura, passando per la Panoramica del Vesuvio e la Circumvallazione esterne, arrivano principalmente gli stranieri residenti tra Licola, Quarto, Castel Volturno e il Litorale Domitio. Dedalus e’ riuscita ad intercettare 306 lavoratori stranieri, provenienti principalmente da Ghana, Mali, Nigeria, Senegal, Burkina Faso, Gambia, Costa d’Avorio e Bangladesh con un’eta’ media di 26 anni. Vittime del lavoro nero e schiavi di caporali, capi-squadra e reclutatori, ai migranti sono stati consegnati dei kit di sicurezza con il materiale di protezione che il loro datore di lavoro non gli consegna. Chi va a lavorare nei campi o in cantiere spesso non ha consapevolezza dei propri diritti e per questo Dedalus ha realizzato un breve opuscolo informativo in inglese, francese e arabo sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

 Il progetto di Dedalus e’ svolto in collaborazione con l’Inail che ha fornito alla cooperativa i dati sul fenomeno: la sicurezza sul lavoro in Campania esclude i cittadini migranti, i piu’ esposti in termini di infortuni, anche quelli mortali. L’attivita’ della cooperativa ha permesso anche di intercettare il mercato delle braccia, impiegato soprattutto tra le province di Salerno e Caserta, e la manovalanza a giornata, distribuita in tutte le 5 province campane ma soprattutto nel napoletano. In questo settore, secondo quanto emerso dallo studio di Dedalus, l’incidenza del lavoro nero e’ altissima e i lavoratori stranieri impiegati in edilizia sono il 10% in piu’ degli italiani. Come nel caso dell’agricoltura, il reclutamento e’ a cottimo e la paga, mediamente tra i 30 e i 35 euro al giorno per il lavoro nei campi, scende a 20-25 euro per il settore edilizio. “Le azioni di contrasto non sono mai sufficienti, c’e’ bisogno di politiche piu’ puntuali. La legge sul Caporalato – ha spiegato Rosa Mauriello di Dedalus, durante la presentazione dei risultati del progetto Argini – e‘ un buon punto partenza ma serve una rete in ogni territorio che, in modo sinergico, collabori e faccia emergere situazioni sfruttamento, sostenendo e assistendo quelle persone che vogliono uscire da questa condizione”. I migranti, per la loro condizione “sono relegati in un settore marginale del lavoro, non sono facilmente raggiungibili dai servizi e non hanno una buona conoscenza delle opportunita’ che ci sono per migliorare la loro condizione sociale, socio economica e lavorativa”

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