Italia, oggi  4 morti sul lavoro

Landini, Cgil: “si continua a morire come 50 anni fa”

In Italia, nella sola giornata di oggi i i morti sul lavoro sono stati ben quattro: Vincenzo Langella, operaio meccanico, 51enne, di Torre del Greco (Napoli), deceduto nel garage del traghetto Moby Kiss all’attracco nel porto toscano; Daniele Racca, 44 anni un operaio di 44 anni a Savigliano (Cuneo) nell’ex complesso industriale ‘Origlia’; un altro, Renzo Corona, l’operaio di 65 anni travolto da un furgone in un terreno agricolo di Sestu (Cagliari);  a Ravello (Salerno), il 54enne Nicola Palumbo colpito alla testa da un montacarichi. Le procure competenti territorialmente hanno aperto un fascicolo e insieme all’ispettorato del lavoro e alle Asl hanno avviato accertamenti per chiarire le cause degli eventi. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha detto che “da inizio anno i morti sono stati più di 200 e aumentano gli infortuni e le malattie professionali. Prevale una cultura che vede in salute e sicurezza non un investimento ma un costo”, “si continua a morire come 50 anni fa. È inaccettabile“. “Si fa un gran parlare di tecnologie – osserva sempre Landini – di nuovi modi di lavorare ma spesso modelli organizzativi e logiche sono altre. Bisogna agire: c’è bisogno di investire maggiormente in formazione e prevenzione. E c’è bisogno di investire sugli organi ispettivi”. “A pochi giorni dalla Giornata mondiale della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro del 28 aprile e dalla Festa dell’1 Maggio – afferma il presidente Anmil Franco Bettonie contare quattro morti e due feriti gravi nella giornata odierna è uno schiaffo alla credibilità di quanto sulla carta sembra si stia facendo“.

E aumentano gli infortuni non mortali che non vengono denunciati dai lavoratori per paura di subire ritorsioni dall’ azienda. Questo accade molto più spesso quando il dipendente è precario, ha un contratto a tempo determinato e, per paura di non vedersi rinnovare il contratto, decide di omettere la denuncia di infortunio. Ancora più grave è il caso in cui l’azienda, in accordo con il lavoratore, omette di denunciare l’ infortunio per non incorrere nell’ aumento del premio assicurativo da versare all’ Inail. Le leggi ci sono in Italia, ma scarsi i controlli dell’ispettorato del lavoro, dell’Asl e della stessa Inail per combattere sfruttamento ed evasioni contributive. Assistiamo a fatti e vicende di ogni tipo, centinaia di  piccoli infortuni sul lavoro di manovali o muratori che non vengono denunciati, il lavoratore resta 3 o 4 giorni a casa, poi torna in cantiere.  E perché accade questo? Accade perché il muratore o il manovale ha semplicemente paura di perdere il posto di lavoro. E chissà cosa avviene, quando spesso magari è un piccolo artigiano a partita iva che lavora all’interno di una ditta, oppure è a cottimo. Oggi è tutto a ribasso dei costi sia nel pubblico sia nel privato, un modo di operare che disincentiva la sicurezza e la qualità del lavoro. Come si fa a dare un appalto di lavori pubblici con un ribasso del 30 %, a volte del 40 %. Quei ribassi incidono sugli investimenti per la prevenzione, la sicurezza sul lavoro, la salute. Molto diffusi gli infortuni non denunciati. E le cose  saltano fuori quando il lavoratore si trova in vertenza con la ditta che lo ha licenziato o è fallita in un subappalto, e allora racconta tutto. Quando è tardi, purtroppo. Necessari programmi, iniziative mirate, per combattere, contrastare le illegalità, le violazioni delle normative di legge sui posti di lavoro, promuovendo l’istituzione di task force presso le Prefetture composte dagli organismi di vigilanza e dai settori specializzati delle forze dell’ordine. E non solo. E’ importante intensificare le azioni formative,  diffondere la cultura della sicurezza e della prevenzione, il diritto più importante per i lavoratori.

                                                                                                           Ciro Crescentini

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