Il ‘Progetto Napoli’ della Cgil

 Una proposta per mettere a sistema il complesso degli interventi  oggi  attivabili: Bagnoli, Napoli Est, Area Flegrea, Piano Periferie, valorizzazione del Centro Storico, Patto per Napoli e la Campania, Piano Portuale, Zes,

“La sfida più importante che abbiamo di fronte è riempire quei puntini di sospensione impliciti nello slogan del nostro congresso, ‘Il lavoro è….’, ‘riconnettere’ la nostra storia, i suoi valori, alle complessità del presente e al futuro che, insieme, dobbiamo costruire”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil di Napoli, Walter Schiavella, aprendo, con la sua relazione, il quinto congresso della Camera del lavoro metropolitana partenopea.
“La crisi di questo ultimo decennio – ha ricordato Schiavella – non ha agito in termini lineari, ma anzi ha prodotto un gigantesco aumento delle diseguaglianze economiche, sociali e territoriali generando nuove e più gravi povertà, esclusioni, marginalità. La tanto decantata ripresa, oltre ad essere quantitativamente esigua e strutturalmente fragilissima, non agisce in termini di riduzione di quelle distanze in primo luogo di quelle che separano il Mezzogiorno dal resto del Paese come conferma anche l’ultimo rapporto Svimez”. “Il Mezzogiorno – secondo Schiavella – è il soggetto più fragile, e le distanze dal resto del Paese rischiano di essere aumentate da una distorta e pericolosa interpretazione in chiave autonomistica dell’articolo 116 della Costituzione, sull’onda dei referendum di Veneto e Lombardia, fino ad ipotizzare una devastante regionalizzazione della scuola e dell’istruzione. La stessa legge di bilancio risponde quasi interamente agli interessi del Nord”.
“Il problema più rilevante da risolvere – ha aggiunto Schiavella – riguarda le risorse ordinarie, la cui disponibilità per il Mezzogiorno è drasticamente calata, sia in termini assoluti che relativi. In questo contesto si pone il problema dei Comuni in predissesto, quale è Napoli, come problema essenzialmente meridionale (150 comuni, di cui il 70% al Sud per circa 3,5 ml di abitanti pari al 20% della popolazione meridionale)”.
“Ogni nuova politica per il Mezzogiorno quale perno per una strategia nazionale di sviluppo socio-economico del Paese – ha affermato Schiavella – deve assumere il contesto metropolitano come priorità fra le priorità, come fattore fra i fattori. L’Area Metropolitana di Napoli, con le sue emergenze e con le sue opportunità, resta la leva prioritaria su cui fare forza per rilanciare lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno. La definizione di un nuovo piano di razionalizzazione della rete ospedaliera in città, conseguente alla apertura prossima dell’Ospedale del Mare, in assenza di un contestuale potenziamento delle attività distrettuali e della integrazione tra territorio ed ospedale per la effettiva presa in carico dei bisogni assistenziali del cittadino, rischia di penalizzare ulteriormente i livelli di assistenza e di penalizzare tutti quei lavoratori, la stragrande maggioranza, che fanno con passione e abnegazione il loro lavoro in condizioni spesso difficile”.
“La crisi finanziaria del Comune – ha puntualizzato Schiavella – non può certamente considerarsi risolta con i pur necessari provvedimenti adottati con l’ultima Legge di Bilancio. I rilievi della Corte dei Conti evidenziano infatti, al di là delle norme contabili mutate  e della evidente riduzione dei trasferimenti, anche una perdurante difficoltà di riscossione di imposte e tariffe, diretta conseguenza della mancata realizzazione di adeguati processi di riorganizzazione della macchina amministrativa centrale, del decentramento dei Municipi e dell’intera Holding comunale. Su queste basi Cgil-Cisl-Uil in sede di approvazione del Bilancio  2018 del Comune di Napoli hanno mantenuto una loro autonoma e critica posizione che oggi gli ultimi rilievi della Corte dei Conti evidenziano come corretta. Occorre un piano di profonda riorganizzazione dei servizi centrali e delle municipalità che sia incardinato su decentramento e servizi di prossimità”. “La crisi dei servizi sociali a Napoli e in tutti i Comuni dell’Area Metropolitana – ha proseguito Schiavella – è ormai certa, come è certo che essa è determinata non solo da un problema di risorse, ma anche da modelli gestionali sbagliati; occorre superare il ricorso ad un mercato, che tale non è, e che somiglia sempre più ad un monopolio di cui ne fanno le spese lavoratori ed utenti. Di fronte alla attuale crisi di Anm le organizzazioni sindacali confederali, unitamente ai lavoratori, si sono assunte la responsabilità di sostenere piani di risanamento anche gravosi. Di fronte a ciò, l’Amministrazione Comunale e l’Azienda non sempre hanno saputo definire azioni coerenti. Riteniamo necessario che il Piano di Risanamento di Anm, al di là della contingenza e dei vincoli che la procedura avviata impone, sia pensato in una prospettiva più ampia che assuma pienamente la dimensione Metropolitana/Regionale come ambito obbligato per dare efficienza economica ed efficacia operativa all’intero sistema del Tpl. Siamo tutti stanchi di un conflitto istituzionale che non porta a nulla”.
“La crisi – ha detto ancora Schiavella – ha segnato profondamente un tessuto industriale importante che, però, resta ancora ricco di potenzialità, a partire dalle sue eccellenze nei settori più innovativi quali l’automotive, l’aerospazio, la chimica e le tlc, ma anche in quelli più legati al territorio e alle sue tradizioni come l’agroindustria, il trasporto ferroviario, la cantieristica, il ” bianco “, il tessile e l’abbigliamento, le produzioni culturali. Non è ipotizzabile nessuna crescita stabile e duratura senza un apparato produttivo industriale adeguato. Fca, Fincantieri, sono solo alcune delle aziende che non possiamo permettere che lascino il nostro territorio e sulle quali chiediamo chiari piani industriali e di investimento capaci di dar certezze sul loro futuro”.
“Ma come condizione di quadro essenziale per un equilibrato sviluppo economico è necessario – secondo Schiavella – che si definisca un vero “Progetto Napoli” capace di mettere a sistema il complesso degli interventi che oggi sono attivabili: Bagnoli, Napoli Est, Area Flegrea, Piano Periferie, valorizzazione del Centro Storico, Patto per Napoli e la Campania, Piano Portuale, Zes, sono i punti di un disegno che per essere leggibile va collegato e, ancor prima, pensato. Di fronte al vuoto delle istituzioni, Cgil Cisl Uil e Confindustria di Napoli ad aprile hanno sottoscritto un accordo, che in attuazione del Patto per la Fabbrica definito nazionalmente, traccia le coordinate per un possibile sviluppo coordinato dell’area metropolitana. Quegli accordi, però, rischiano di restare monchi se i soggetti istituzionali , non assumono il tema del governo coordinato e programmato dei processi di sviluppo, come il tema centrale per la loro azione di governo. Le scelte vanno orientate in direzione di quella visione unitaria dello sviluppo che a tutt’oggi manca, a partire da Bagnoli. Occorre coerenza con gli assetti generali del Prg, ma soprattutto occorre l’avvio immediato del piano di bonifica su cui va aperto un confronto immediato con Invitalia”.
“Gli interventi previsti dai Patti per Napoli e per la Campania – ha precisato Schiavella – vanno raccordati con quelli per il recupero del centro storico e per la connessione delle periferie, monitorati e accelerati perché non un euro finisca alla camorra, non un lavoratore sia assunto in modo irregolare, non un edile abbia a che fare con un infortunio sul lavoro. Per questo il Protocollo su appalti e legalità sottoscritto pochi mesi orsono con il Comune di Napoli va attuato ed esteso”.
“Il terremoto di Ischia e gli incendi del Parco del Vesuvio di questa estate – ha detto Schiavella – hanno evidenziato la fragilità di un territorio che ha bisogno di prevenzione. Occorre attivare da subito gli strumenti previsti per la ricostruzione e per la messa in sicurezza, ma se la strada scelta è quella dei condoni edilizi, siamo alle aberrazioni, siamo agli antipodi di ciò che sarebbe davvero da fare. E’ in questo contesto che valutiamo positivamente la costituzione di quella Zes che, in tempi non sospetti, abbiamo richiesto. E’ però necessario agire rapidamente inserendo le Zes nel contesto coordinato di quel progetto complessivo che rivendichiamo, garantendo non solo quantità ma soprattutto qualità e legalità del lavoro così come abbiamo proposto unitariamente nella nostra piattaforma unitaria per la contrattazione di sito nel perimetro Zes e nell’accordo quadro con Confindustria che ne è seguito”.
“E’ nei grandi contesti urbani – ha concluso Schiavella -che si pongono per il sindacato sfide nuove ed antiche. Quelle nuove, come rappresentare e contrattare la trasformazione dei lavori nei settori più dinamici e innovativi, come rappresentare e contrattare i nuovi bisogni soggettivi generati dalle trasformazioni sociali, come concorrere a ridefinire gli stessi assetti urbanistici, economici e sociali di città così complesse. Quelle antiche, come interpretare e rispondere ai bisogni generati dal disagio sociale delle periferie, dalla mancanza di lavoro per giovani ad alta scolarizzazione, come difendere i lavoratori dalla crescente precarietà, come difendere gli anziani e i pensionati dall’effetto combinato dell’aumento dei bisogni e della riduzione di servizi sociali e risorse. Gli obiettivi di decentramento e reinsediamento devono restare centrali. Il rilancio del nostro progetto di decentramento dovrà tradursi nella elaborazione collettiva di un progetto organico e operativo che il congresso deve affidare, come vincolo prioritario, al futuro gruppo dirigente che eleggerà”.
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