Genova, la protesta dei portuali: “basta morti sul lavoro! Ci siamo rotti il cazzo”

Dura reazione dopo la morte dell’operaio Giovanni Batista Macciò di 52 anni investito da una ralla mentre era impegnato a controllare i sigilli di un container

Dura protesta dei lavoratori portuali di Genova dopo l’ennesima morto sul lavoro. Un operaio di 52 anni è stato investito da una ralla mentre era impegnato a controllare i sigilli di un container, il suo collega alla guida del mezzo è rimasto ferito e ora si trova in ospedale. L’operaio morto si chiamava Giovanni Battista Macciò era residente a Castiglione Chiavarese, nell’estremo levante genovese, sposato e lascia anche un figlio. 

Proclamato uno sciopero di 24 ore. Bloccati i varchi del Porto. Inevitabili le ripercussioni sul traffico in Città con code su tutto il nodo autostradale. Affisso uno striscione bianco con la scritta ‘basta morti sul lavoro! ci siamo rotti il cazzo’ .

Oltre alla scarna dinamica dei fatti di cui si è al momento a conoscenza, rimane certo il drammatico contesto di sfruttamento che, ogni giorno, vede crescere il conteggio dei lavoratori e delle lavoratrici uccisi nei posti di lavoro o che subiscono lesioni – spiega in una nota l’Unione Sindacale di Base – La salute e la sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi nel corso degli anni è andata costantemente peggiorando,  la deregolamentazione delle banchine, l’attacco alle compagnie portuali, l’autoproduzione (privatizzazione) hanno messo le vite e l’integrità fisica dei lavoratori nelle mani delle grandi multinazionali che mettono i profitti davanti a tutto. Ritmi di lavoro sopra le capacità fisiche, incremento dei turni notturni e festivi, introduzione di lavoro flessibile, oggi oltre il 15% dei portuali è a chiamata, sono la base su cui si fonda un affare da centinaia di miliardi, dove le aziende si fanno sempre meno scrupoli“.

Il sindacato di base rilancia la lotta per difendere i diritti e tutelare la salute sui posti di lavoro. “Sia chiaro a tutti: i portuali sono sempre più determinati a combattere questa guerra che oppone la salute e la vita dei lavoratori,  contro un modello di società e di lavoro che ci vede come merce a perdere, sacrificabile. Bisogna dare più potere ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, abbassare i ritmi di lavoro e turnazioni, impedire i subappalti, favorire le internalizzazioni

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