Consip, Tiziano Renzi torchiato 4 ore. Il figlio: “Se colpevole spero in pena doppia”

A Roma e Firenze gli interrogatori del padre dell’ex premier e dell’imprenditore fiorentino, che si è avvalso della facoltà di non rispondere

Quasi quattro ore sotto torchio. Si è concluso intorno alle 19,30 l’interrogatorio di Tiziano Renzi, che ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi sul suo, presunto, ruolo dietro il giro di pressioni esercitato presso la centrale acquisti della pubblica amministrazione per favorire l’imprenditore Alfredo Romeo. Con Renzi il suo avvocato Federico Bagattini. All’interrogatorio anche il pm di Napoli Celeste Carrano, titolare, insieme con il collega John Henry Woodcock, degli accertamenti in corso nel capoluogo campano da cui è partita l’inchiesta. Intanto a Firenze i pm di Roma e Napoli Mario Palazzi e Henry John Woodcock, nella caserma dei carabinieri di Ognissanti, hanno ascoltato, per oltre tre ore, il coindagato Carlo Russo, amico del padre dell’ex premier. L’imprenditore fiorentino si è avvalso della facoltà di non rispondere. All’uscita dall’interrogatorio bocca cucita per Renzi senior. Per lui parla il legale. “Questo di cui ci stiamo occupando è un classico, tipico, caso di abuso di cognome. Qualcuno – afferma l’avvocato Bagattini – ha abusato del nome di Tiziano Renzi. Lio non è mai stato in Consip e non ha mai preso un soldi”.

La contestazione a Tiziano Renzi, così come per Russo, è di essersi fatto promettere somme di danaro –  di cui secondo l’accusa vi sarebbe traccia in un “pizzino” recuperato dai carabinieri in discarica – che Romeo avrebbe assicurato in cambio del sostegno, attraverso lo sfruttamento delle relazioni tra il padre del’ex premier e Marroni, l’ad di Consip, per l’assegnazione di appalti.

Ipotesi che Renzi senior respinge. Ad appesantire la sua posizione anche le dichiarazioni di Marroni che, interrogato dai pm napoletani, come riportato dall’ Espresso, avrebbe parlato di pressioni ricevute da Carlo Russo per intervenire sui commissari di gara per conto del “babbo di Matteo” e Denis Verdini.

“Carlo Russo – ha messo a verbale Marroni – mi ha chiesto di intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo e del parlamentare di Ala. Mi dissero che loro erano ‘arbitri’ del mio destino professionale”.

La gara in questione era quella dell’appalto Fm4 (facility management) da 2,7 miliardi bandito da Consip e Romeo puntava all’assegnazione di uno dei lotti più prestigiosi, quello della manutenzione del palazzi istituzionali. Marroni è stato sentito come persona informata sui fatti e, secondo il settimanale, nel corso dell’interrogatorio “racconta di un vero e proprio ‘ricatto’ subito” da Russo. “Riferisce di pressanti ‘richieste di intervento’ sulle Commissioni di gara per favorire una specifica società; di ‘incontri’ riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di ‘aspettative ben precise’ da parte di ‘Denis Verdini e Tiziano Renzi'” sull’assegnazione di gare Consip per centinaia di centinaia di milioni”.

Il settimanale scrive che Marroni ha rivelato come nel marzo di un anno fa il padre del premier “in persona” gli chiese “un incontro riservato, effettivamente avvenuto – a suo dire – in piazza Santo Spirito a Firenze” per “accontentare” le richieste di Russo.

 

RENZI: “PENA DOPPIA SE MIO PADRE E’ COLPEVOLE” – A otto e mezzo, su La 7, Matteo Renzi ostenta una posizione rigorosa- «Se c’è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io – dice l’ex premier – sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia”.

“Se ci sono ricatti si va dai magistrati. Vogliamo essere chiari – aggiunge Renzi -: stiamo parlando di soldi pubblici e allora se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c’è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto”

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