Oggi, Venerdì 15 marzo  si sono mobilitati gli studenti di  cento paesi e più di mille le città  per chiedere di agire e di farlo in fretta

Siamo l’ultima generazione che può ancora fare qualcosa”. Sono migliaia gli studenti che in tutto il mondo hanno risposto positivamente all’appello di Greta Thunberg, la ragazza svedese , che con il suo solitario sciopero scolastico è riuscita a sensibilizzare  l’opinione pubblica e a coinvolgere,  mobilitare migliaia di giovani  in tutto il mondo. Ogni settimana sono circa 70 mila gli studenti, in 270 città diverse, che  protestano contro l’inefficienza della classe politica in materia di cambiamenti climatici.

Oggi, Venerdì 15 marzo  si sono mobilitati gli studenti di  cento paesi e più di mille le città su tutto il globo  per chiedere “di agire e di farlo in fretta”. Dal Canada all’Australia, passando per l’Europa , la Cina e l’America latina, gli studenti intendono scuotere le coscienze, ed il mondo politico, per quella che si preannuncia come una mobilitazione permanente.

I ragazzi rivendicano una rottura politica con un sistema economico che per loro sta distruggendo il pianeta. Il corteo, pacifico e senza simboli dei partiti, raccoglie le istanze degli studenti delle scuole, degli universitari e dei movimenti ecologisti. ‘Non violentate madre Natura‘ e’ tra gli slogan piu’ gettonati, secondo questi ragazzi non c’e’ piu’ tempo da perdere: “bisogna pensare a un nuovo sistema energetico per salvare il pianeta”. È il grido disperato di una intera  generazione, angosciata per il proprio futuro, che vede nelle conseguenze dell’attuale modello economico e sociale il preludio di una catastrofe. È un atto d’accusa a tutta una classe dirigente perché agisca in fretta con provvedimenti in grado seriamente.  “Non abbiamo un pianeta B“, si legge nei messaggi che circolano su Twitter, Facebook.

I giovani chiedono a gran voce la riduzione progressiva delle emissione di Co2 e scongiurare l’aumento della temperatura, limitando l’incremento a 1.5 °C. “Abbiamo solo 12 anni per agire” è l’appello del mondo scientifico che i ragazzi hanno fatto proprio. L’evento è co-organizzato dalla piattaforma Rise for climate, un movimento internazionale che raccoglie centinaia di organizzazioni non governative e associative, da anni attive nella lotta ai cambiamenti climatici. Anche il mondo scientifico ha aderito all’evento. In Belgio, dove il movimento studentesco ha avuto maggiore visibilità, i ricercatori sono regolarmente in strada con gli studenti. E per questo 15 marzo molti dipartimenti universitari delle principali città belghe (Ulb di Bruxelles e Ucl di Lovanio) hanno aderito alla marcia.

In tutta Italia, in oltre 200 città, giovani, studenti, cittadini hanno riempito piazze e strade per manifestare pacificamente contro il cambiamento climatico e chiedendo un impegno serio e concreto della politica per salvare il pianeta. Particolarmente partecipata e colorata la manifestazione a Roma, in Piazza della Madonna di Loreto, dove si è svolto un sit-in con migliaia di studenti, bambini e cittadini. Palloni gonfiabili a forma di pianeta Terra, striscioni, bandiere e soprattutto tanti cartelli da alzare sopra la testa: “Aridatece la neve“, “Winter is not coming“, “Se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato”, “Ci siamo rotti i polmoni”, “Io volevo un cambio di prof. di spagnolo non un cambio di clima“, “Daje Greta salviamo ‘sto pianeta”, “Siamo con l’acqua alla gola“, erano solo alcuni. Ma cortei e iniziative di protesta si sono svolte in tutta la Penisola, da Milano a Torino, da Bologna a Napoli, da Venezia a Palermo. “Una mobilitazione del genere lancia un segnale inequivocabile: siamo una generazione che chiede a gran voce di essere educata all’unico cambiamento possibile, un modello di sviluppo diverso”, commenta Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti Medi. Per Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, “la lotta al cambiamento climatico non è un tema secondario, e oggi gli studenti lo hanno dimostrato. Cosa risponde il Governo? Vogliamo impegni chiari, e li vogliamo subito“. “Una segnale forte anche rispetto al Ministro Bussetti, che ieri invitava i ragazzi ad andare a scuola: gli studenti hanno risposto che non esiste un pianeta B”, concludono Gulluni e Manfreda.

                                                                                                                                Ciro Crescentini

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