Care “sardine”, siete proprio sicure che vi stiate spingendo in mare aperto?

Lettera aperta dall’Argentina al cosiddetto Movimento “anti-Salvini”

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco…”, è questa la prima cosa che mi verrebbe da consigliare a voi sardine, ovvero ai voi del movimento “anti-Salvini” nato in Piazza Maggiore a Bologna e diffusosi rapidamente in tutta la Penisola, se avessimo l’opportunità di poter scambiare due chiacchiere; ma so bene che il problema con cui vi confrontate e a cui provate a porre l’ennesimo argine, vale a dire: il ritorno forte del fascismo in Italia, è alquanto serio e non si può sintetizzare ciò che sta succedendo in queste ultime settimane in molte piazze del nostro Paese con un semplice proverbio. Eppure non sembra del tutto fuori luogo, non fosse altro perché anche in questo caso abbiamo a che fare con un “gatto”, Matteo Salvini, alquanto furbo e soprattutto privo di scrupoli, che pur di arrivare al governo è disposto a tutto, anche a speculare sulle vittime di Stato (vedi il caso Cucchi). Ma proprio perché l’avversario politico con cui ci si confronta in questi tempi bui è cosi cinico ed insolente, ed inoltre, sul piano della propaganda, può contare su un eccellente squadra di collaboratori, è necessario che chi, come voi ed io, sta dall’altro lato della barricata si renda conto che è venuto il momento di smetterla con la vuota retorica, e iniziare veramente a lottare per una società più giusta e solidale, in termini nazionali e globali.

  Ma per farlo credo che sia necessario partire da una mea culpa, perché se è vero che Lega e Fratelli d’Italia (alias Alleanza Nazionale alias MSI) non sono una novità nella galassia partitica del Paese e che ogni volta che hanno governato l’Italia sono stati una vera sciagura, è anche vero però che i partiti e le coalizioni che a parole dicevano e dicono di rappresentare quelle idee di sinistra a cui io ma anche voi, a quanto dichiarato in TV, dite di ispirarvi, ebbene anche quelle forze politiche hanno fallito, e forse anche di più dei governi conservatori e neoliberisti di berlusconiana memoria. Quei partiti hanno tradito quella parte di cittadinanza, pensionati, operai, studenti, disoccupati, che in loro avevano riposto la fiducia per la costruzione di un’Italia ed un’Europa migliori, vendendosi alla grande finanza e alle multinazionali, le quali gli hanno imposto di fare alcune tra le riforme più detestabili della storia repubblicana. Perché non bisogna dimenticarsi, cari sardine, che la precarietà in Italia non è iniziata con i governi di destra: la prima legge sulla flessibilità contrattuale è stata partorita da un governo di centro-sinistra a forte trazione progressista (c’era infatti anche Rifondazione Comunista), e si chiama legge Treu, dal nome del ministro del lavoro del primo governo Prodi, Tiziano Treu, che ne fu il relatore.

  Era il 1997, e da allora tutti noi siamo stati testimoni di altre mostruosità generate o appoggiate dalla cosiddetta “sinistra” italiana (le virgolette sono d’obbligo!). Non voglio dilungarmi troppo sui suoi suicidi politici; mi limito ad accennare a due riforme che hanno affettato le componenti sociali più deboli del Paese: la legge Fornero e il Jobact. Queste due riforme, l’una relativa alle pensioni, l’altra, l’ennesima, relativa al lavoro, sono state una vera mannaia per lavoratori dipendenti e giovani in cerca di un impiego, ovvero per coloro che, storicamente, rappresentano lo zoccolo duro dell’elettorato progressista. In vent’anni, questa buona fetta d’Italia è stata oggetto di più di un tradimento da parte della “sinistra”, che invece avrebbe dovuto difenderne i diritti. La conseguenza di ciò, e qui arrivo al punto, è stata che la maggioranza di questi cittadini, a partire dalle elezioni legislative del marzo 2018, si è sentita giustamente libera di votare altro, rendendosi di fatto, sul piano elettorale, la preda perfetta per l’estrema destra.

  Care sardine, magari il problema fosse solo il suo linguaggio violento, offensivo e torbido! La questione è molto più seria, e sembra, almeno leggendo il vostro manifesto e ascoltando le vostre interviste,  che voi siate lontani dall’esserne consapevoli, o, peggio ancora, forse non volete vederla.  Non voglio pensare che siate così ingenui da giustificare l’ampio consenso raggiunto da Salvini e Meloni solo per la loro massiccia presenza in televisione, in radio e sui giornali, o per il colorito linguaggio che essi usano. Il fatto è che oggi almeno la metà di italiane ed italiani non riesce a scorgere alcuna luce oltre il tunnel: molti, soprattutto tra le generazioni successive al ’70, sono disperate perché non riescono a progettare nemmeno il loro futuro più immediato. E quando si è così disperati, non si è razionalmente lucidi, ossia: non ci si rende conto di chi siano i responsabili politici principali della propria precarietà esistenziale. Sono questi, i “precari della vita”, le prede preferite di Salvini e Meloni, e gliele ha servite su un piatto d’argento la cosiddetta sinistra italiana in 20 anni di compromessi con il capitalismo più selvaggio. Salvini e Meloni non hanno fatto altro che riprendere la vecchia retorica fascista, sempre vincente quando bisogna portare dalla proprio parte una massa di disperati.

   Ora, vi chiedo, care sardine: voi cosa proponete a queste persone? Qual è l’idea di Stato che vi prefiggete? Perché se è vero che anche in politica l’estetica ha la sua rilevanza, è anche vero che non basta contrapporre al linguaggio offensivo dei due “talebani” fascisti un’oratoria fine. Come direbbe Marx: non bisogna limitarsi a descrivere il marcio che soffoca il mondo, bisogna sconfiggerlo, e per farlo c’è bisogno di un’azione politica. Nei vostri raduni cantate Bella Ciao!, però dite di non voler prendere posizione; vi ritenete anti-fascisti, però dite di essere favorevoli a questa Unione Europea che spesso è anti-popolare e lobbista; parlate a nome della “maggioranza” però vi riunite nelle piazze dei centri storici e non nelle periferie degradate delle città, li dove più attecchisce il salvinismo. 

  Volete essere credibili? Iniziate a dire cosa chiaramente pensate dell’inquinamento, della precarietà, dell’immigrazione, del neocolonialismo in atto in Africa e in America Latina, del Medio Oriente e della Questione Palestinese, della rincorsa agli armamenti da parte delle potenze mondiali (USA e Russia su tutte), e soprattutto, diteci come pensate di affrontare queste vecchie e nuove emergenze. Perché, care sardine, in politica non basta invocare un linguaggio corretto, pulito, per migliorare le condizioni della maggioranza dei cittadini, bisogna attivarsi. La vostra “neutralità” è sospetta non perché vi rende strumentali al Pd o a qualche altro partitino di “sinistra”, ma perché nella vostra richiesta di cambiamento sembra annidarsi ancora una volta quella stasi tipica della società italiana e che fu ben descritta da Tomasi di Lampadusa: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima. Un consiglio, ragazzi e ragazze, siate meno “neutrali”, anche se questo dovesse costarvi qualche intervista o comparsata in meno nei telegiornali, e, come direbbe Gramsci, trasformatevi in partigiani. Diversamente, sarete destinati ad essere una meteora e, peggio ancora, ricordati come complice di questo sistema neoliberista (e fascista).

Antonio Sparano,

ricercatore Università Buenos Aires

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