“Per miracolo nessuno è morto”, intercettazioni choc del Nas
Militari del Nas di Bari, coordinati dalla Procura di Trani e con il supporto dei competenti Comandi provinciali Carabinieri, hanno eseguito 18 misure cautelari, emesse dal Gip di Trani, a carico di titolari e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie, di una società di consulenza e di un laboratorio privato di Avellino. In cinque sono finiti in carcere: tre sono di Bisceglie (Barletta- Andria – Trani) e due di Avellino.
Si tratta dei vertici di due imprese la Ittica Zu Pietro Srl e la Izp processing – di un laboratorio analisi e di una società di consulenza e certificazioni campane, la Innovatio Srl e Studio summit Srl.
Altre sei persone sono finite agli arresti domiciliari e per altre sette è stato disposto il divieto di dimora (per cinque) o l’obbligo di dimora (per due).
Le accuse per tutti a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
C’è chi è finito in terapia intensiva, chi in rianimazione dopo aver mangiato, inconsapevolmente, del tonno pinna gialla adulterato con sostanze nocive.
Chi invece ha agito con consapevolezza era chi quel pesce lo lavorava trattandolo con nitriti e nitrati e chi, analizzandolo, ne ometteva la pericolosità.
“Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo”, dice nel settembre 2021 la dipendente di una delle società coinvolte nell’inchiesta denominata “Albacares” dal nome scientifico del tonno sofisticato.
Gli accertamenti investigativi, avviati dopo alcuni episodi di intossicazione avvenuti in diverse province italiane tra maggio e giugno di due anni fa – di cui sei a Firenze, una a Lavagna in Liguria, 10 a Benevento, 3 a Bisceglie a cui si sono aggiunte quelle provocate dall’acquisto di prodotti in pescheria e sono state 5 a Bitonto, 4 a Pezze di Greco nel Brindisino, altrettante a Pescara e cinque a Teramo – hanno definito “un quadro allarmante del fenomeno e fondamentali sono state le intercettazioni, telefoniche e ambientali”, ha spiegato il capo della Procura di Trani Renato Nitti ribadendo che “è stato indispensabile sapere le esatte parole pronunciate e intercettate per capire quanto stava accadendo, sia dal punto di vista giuridico sia per la ricostruzione del fatto”. La falsificazione di certificazioni, documenti ed etichette è stata riscontrata nei “quaderni di prova relativi alle analisi in cui si annotavano i valori reali degli additivi che venivano poi segnalati in modo falsificato e inviati alle autorità competenti che venivano così depistate nella loro attività di controllo”, ha evidenziato il pm di Trani, Roberta Moramarco che ha coordinato le indagini con il collega Francesco Tosto.
“Il sistema dei controlli ha funzionato anche nei confronti di chi ha provato ad aggirarlo”, ha aggiunto il colonnello Edoardo Campora, comandante del Nas per l’Italia meridionale facendo riferimento a Rasff, il Rapid alert system for food and feed che permette un veloce scambio di informazioni tra i Paesi dell’Unione europea sui rischi per la salute. “È una rete rapida – ha specificato Campora – che mette in comunicazione gli Stati comunitari sui rischi per la salute”.