Conflitto a fuoco, in due a Poggioreale
La gestione dei Cantieri di Baia in custodia giudiziaria dopo il fallimento del 2016 provoca un conflitto a fuoco in Via Lucullo a Baia tra l’ex gestore del cantiere, il 47enne che lo ha rilevato e il titolare di un negozio di articoli per la nautica che si trova nei pressi del porto di Baia. Un fatto gravissimo. Un fatto che dovrebbe far riflettere la Procura della Repubblica di Napoli e i vertici della sezione fallimentare del Tribunale di Napoli sulle modalità di affidamento e gestione delle custodie giudiziarie, l’affidabilità sui “soggetti imprenditori” che vengono legittimati dalla sezione fallimentare del Tribunale per rilevare le attività aziendali, il rispetto dei diritti dei lavoratori. Gravissimi i fatti accaduti qualche giorno fa. La cronaca ci racconta che i carabinieri hanno fermato a Pozzuoli i due presunti responsabili di un tentativo di omicidio messo in atto per accaparrarsi la gestione dei Cantieri Baia. Sono l’ex gestore del cantiere Pasquale Capuano, 61 anni, che si sarebbe presentato di sua spontanea volontà in caserma per timore di rivalse trasversali, e il titolare di un negozio di articoli per la nautica, Nicola Lubrano Lavadera. Per entrambi, ovviamente, vale la presunzione d’innocenza. I due fermati al termine delle formalità sono stati associati al carcere di Poggioreale e, dopo la convalida del fermo da parte del gip di Napoli, per Lubrano è stata disposta la permanenza in carcere mentre per Capuano l’obbligo di dimora fuori dalla regione Campania e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del luogo in cui ha eletto il nuovo domicilio. Secondo le accuse, i due hanno incontrato a Baia, la sera del 19 aprile, un imprenditore 47enne, di origine slava, che da qualche tempo aveva rilevato il cantiere nautico. Tra i tre è nata, come accertato dai carabinieri di Pozzuoli nel corso delle indagini, una violenta discussione durante la quale sono stati sparati contro il 47enne diversi colpi d’arma da fuoco. L’uomo non è stato colpito perché è riuscito a ripararsi tempestivamente dietro il cancello di ingresso del cantiere. Vicenda paradossale quella dei cantieri di Baia. Mai rispettati i diritti dei lavoratori e le sentenze emesse dal tribunale del lavoro. Gravissima la situazione denunciata dai lavoratori della società Cantieri di Baia Mericraft, fabbrica di produzione di barche di lusso. La società è sulla carta “formalmente fallita” da dicembre del 2015 “gestita” da un curatore nominato dalla settima sezione fallimentare del Tribunale di Napoli. La fabbrica non è stata mai chiusa, ha beneficiato dell’esercizio provvisorio d’impresa continuando ad essere attiva. Emersa una vicenda paradossale. Un gruppo di lavoratori che impugnarono i licenziamenti e furono reintegrati dal giudice del lavoro, subirono il provvedimento di licenziamento dal curatore nominato dal tribunale fallimentare con effetto retroattivo. Incredibile. Una sentenza emanata da un giudice di un Tribunale della Repubblica viene ignorata e non attuata da un altro giudice e da un altro Tribunale. E non finisce qui. L’azienda ha continuato ad operare, assumere e a subappaltare chi gli pareva. Decine di lavoratori non hanno ricevuto il trattamento di fine rapporto (Tfr). Violati accordi e conciliazioni sindacali e non inseriti in passivo. Dunque, l’azienda teoricamente chiude battenti, ma nella pratica continua l’attività smentendo la crisi aziendale. “A capo della società, nonostante il fallimento, ci sono state persone che già in passato erano vicina alla vecchia gestione e che con il figlio dell’ex amministratore ha creato una società per la lavorazione e manutenzione di imbarcazioni – spiegano i lavoratori – Un’altra cosa tragica, poi, è che le persone che erano state reintegrate e poi subito licenziate hanno perso la mobilità perché risultano ancora al lavoro e l’Inps richiede gli importi erogati degli anni precedenti. Quindi l’unica entrata che avevano è svanita e non sanno dove sbattere la testa, non sanno come andare avanti con le loro famiglie”. I lavoratori assistiti dalla giuslavorista napoletana Giuliana Quattromini non mollano e continuano la lotta in difesa dei loro diritti.