Agli arresti domiciliari la moglie e la suocera del parlamentare Soumahoro. Pm: “Tenevano i migranti in condizioni offensive, con i risparmi compravano beni di lusso”

La Guardia di Finanza di Latina ha eseguito l’ordinanza emessa dal gip del tribunale nell’ambito delle indagini per la gestione delle cooperative, Karibu e Consorzio Aid

Svolta sul caso della cooperativa Karibu in cui è coinvolta la famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro eletto nelle liste della Sinistra Italiana. Sono scattati gli arresti domiciliari per Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente la suocera e la moglie del parlamentare e membri del consiglio di amministrazione della cooperativa Karibu.

La Guardia di finanza di Latina ha eseguito l’ordinanza emessa dal gip del tribunale nell’ambito delle indagini per la gestione delle cooperative, Karibu e Consorzio Aid, che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati.


L’ordinanza prevede, inoltre, le misure cautelari personali degli arresti domiciliari e dell’obbligo di dimora presso il proprio Comune di residenza nei confronti dei membri del Consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu di cui fanno parte i familiari di Soumahoro. Il provvedimento ordina anche il sequestro preventivo a fini di confisca, dei beni di parenti all’estero per circa 2 milioni di euro. I reati contestati vanno dalla frode nelle pubbliche forniture, la bancarotta fraudolenta patrimoniale e auto-riciclaggio.

In particolare le cooperative Karibu e Consorzio agenzia per l’inclusione e i diritti Italia e la Jambo Africa hanno percepito ingenti fondi pubblici da Prefettura, Regione per progetti riguardanti richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato tanto che sono state riscontrate numerose criticità nelle strutture gestite dalle cooperative.

Le accuse dei magistrati  Sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti e riscaldamento assente. Queste le contestazioni della Procura Latina agli indagati nella gestione delle cooperative che si occupavano di migranti nella provincia di Latina. Nelle strutture i militari della Guardia di Finanza hanno, inoltre, riscontato carenze nell’erogazione dell’acqua calda, nella conservazione delle carni e scarsa qualità del cibo.

L’inosservanza delle condizioni – concretizzatasi nelle gravissime criticità rilevate dagli ispettori della Prefettura anche congiuntamente a quelli della Asl di Latina e ai Vigili del Fuoco, tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale – ha generato considerevoli risparmi di spesa/profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli ecc.) e investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit”.

L’attività di indagine riguarda, in particolare, le strutture dei Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu nonchè quelle dei Cas di Latina (via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid.


Ciò che risparmiavano per il benessere degli stranieri, secondo gli investigatori, sono stati utilizzati per spese varie in alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori e gioielli. Molte delle somme sono state trasferite in Ruanda, Belgio e Portogallo.

“Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio” – il commento del deputato tramite una nota

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