A Radio Radicale altri 3 mln, maggioranza spaccata. Di Maio: “La Lega ne risponderà”

Decreto crescita, passa l’emendamento dei renziani del Pd per salvare l’emittente nell’anno in corso, il Carroccio si accoda alle opposizioni. Il capo politico del M5S: “Negli anni sono arrivati 250 milioni di soldi pubblici a questa radio privata, denaro dei cittadini. Dove sono finiti? Ora vogliono dargliene ancora. E tutti i partiti hanno detto sì”

Decreto crescita, passa nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera un emendamento del Pd – firmato Sensi e Giachetti – per ‘salvare’ Radio Radicale, con un finanziamento di altri 3 milioni per l’anno in corso. A votarlo è anche la Lega, spaccando la maggioranza. E il M5S si infuria. “Oggi la maggioranza di governo si è spaccata, per la prima volta. È stato così, è inutile nasconderlo. – scrive sui social il vicepremier Luigi Di Maio- Si è spaccata su una proposta presentata dai renziani del Pd che prevede di regalare altri 3 milioni di euro di soldi pubblici, soldi delle vostre tasse, a Radio Radicale.  La Lega ha votato a favore (insieme a Forza Italia), con mia grande sorpresa. Il MoVimento 5 Stelle ha ovviamente votato contro!”. Di Maio ricorda che “negli anni sono stati dati circa 250milioni di euro di soldi pubblici a Radio Radicale, che è una radio privata. Ripeto: 250 milioni di euro di soldi pubblici!!!”. “Eppure – aggiunge il capo politico dei 5 stelle-, non si sa come, Radio Radicale oggi dice che gliene servono altri. In questi casi chi fa politica dovrebbe farsi alcune domande: dove sono finiti questi 250milioni? Che ci hanno fatto? Perché sono stati dati tutti questi soldi a un’azienda privata?. E invece no. Invece siamo arrivati al paradosso secondo cui, dopo aver stanziato nuovamente per il 2019 ben 9 milioni di euro (già questo per noi è assurdo), oggi il Pd ne ha persino chiesti altri 3 (4 milioni anche per il 2020). E tutti i partiti, compresa la Lega, gli hanno detto di sì, hanno votato per regalare altri soldi delle vostre tasse a una radio privata”.

 

Di Maio non usa giri di parole: “Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini. Sono franco: dovrà spiegare perché ha appoggiato questa indecente proposta del Pd!”. Il vicepremier però esclude contraccolpi sul governo: “Dopo di che si va avanti, perché siamo persone serie, ma è giusto che i cittadini sappiano che questo regalo a Radio radicale è contenuto nel Decreto Crescita”. Oltre a quanto previsto nel provvedimento – circa 2 miliardi per le imprese, la riduzione progressiva dell’Ires per le aziende e deducibilità dell’Imu sui capannoni (fino al 70%), incentivi fiscali per i ricercatori e i lavoratori che rientrano dall’estero, c’è la norma per Radio Radicale. “Una radio privata – accusa Di Maio – che ospita giornalisti con stipendi da capogiro di anche 100mila euro l’anno. Tutti pagati con i vostri e i nostri soldi, da sempre.  Il MoVimento 5 Stelle avrebbe voluto mettere fine a questa indecenza. I partiti si sono messi di traverso. Ora avete tutte le informazioni del caso. Fatevi la vostra idea”. In una nota, l’emittente ringrazia “La Lega Salvini Premier senza la quale questo esito sarebbe stato impossibile”. Niente commenti dal Carroccio, ma fonti leghiste ricordano che la vicenda “non era nel contratto”. La proposta si è votata con il parere negativo del governo, rappresentato ai lavori dal vice ministro Laura Castelli, e quello favorevole del solo relatore Giulio Centemero (Lega). Non si è espresso il relatore Raphael Raduzzu (M5S). La diatriba va avanti da mesi, sulla base del “servizio pubblico” offerto dalla radio. Radio Radicale, pur in assenza di una gara, trasmette ogni giorno in via integrale le sedute parlamentari e i principali eventi politici e istituzionali. Resta, però, da comprendere come questa capillare attività debba svolgerla una radio con meno di 20 redattori (secondo Wikipedia), e non la Rai. Quello che sarebbe il vero servizio pubblico, va ricordato, dispone di appena 1760 giornalisti e 8 testate.

 

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