Il Tempo del Genocidio di Samah Jabr: la recensione di Luca Musella

Nessuno di noi si indigna per il massacro delle zanzare. La zanzara è inutile. I mass media occidentali ci presentano così il Popolo Palestinese. Quasi che la loro vita sia pericolosa come quella di insetti velenosi.

Samah Jabr è psichiatra e scrittrice palestinese. Dirige l’unità di salute mentale del ministero della sanità palestinese ed è attivista resistente contro l’oppressione israeliana. Per “Sensibili alle foglie” ha già pubblicato: “Dietro ai fronti” e “Sumud”.

Nessuno di noi si indigna per il massacro delle zanzare. La zanzara è inutile. I mass media occidentali ci presentano così il Popolo Palestinese. Quasi che la loro vita sia pericolosa come quella di insetti velenosi. Ed è esattamente questo il meccanismo narrativo che consente il perpetuare lo sterminio dei palestinesi e il regime di apartheid al quale vengono sottoposti. Il trauma quotidiano, la continua perdita di un centro di gravità permanente che subisce da oltre settanta anni un’intera popolazione, si somma al trauma della morte, della menomazione, della deportazione forzata costringendo i Palestinesi a subire, oltre ai colpi dell’esercito di occupazione, anche i colpi della propria psiche devastata. Samah Jabr è psichiatra e ci conduce, con il suo libro, nel labirinto degli effetti collaterali del genocidio, siano i turbamenti che seguono la tortura o la menomazione permanente, che quelli di una quotidianità fatta di precarietà e paura. Dopo il 7 Ottobre, poi, sembra iniziata una “soluzione finale” che si basa sul presupposto di una sentenza, non scritta, di ergastolo e pena di morte per un’intera popolazione. Così ci scivolano addosso le immagini dei bambini mutilati, delle fosse comuni, degli Uomini schiacciati dai tank, dei cadaveri dati in pasto ai cani randagi, delle torture, degli ospedali bombardati: i numeri di un genocidio al quale togliamo peso specifico, proprio perché imposto a “non Uomini”, a cose, bestie, zanzare. Gaza è andata, interamente distrutta, infestata da malattie, con secoli di dolore da digerire.  Come vivere in un eterno campeggio, generazione dopo generazione, senza conservare un passato definito, sviluppare una idea di futuro ne, tantomeno, elaborare una strategia possibile del qui e ora. Questa sospensione di senso, intervallata dalle angherie dei sionisti, sviluppa voragini di insicurezza nei bambini che sentono, forse più degli adulti, tutto il peso di un sotto vuoto opaco. Come iniziano un percorso scolastico, devono interromperlo. Come trovano un pallone con cui giocare, devono rintanarsi in accampamenti senza luce, dove acqua e cibo sono chimere. Dove la fame, diventa infame tortura circolare. Il cervello si spappola, vacilla: è esattamente quello l’humus ideale dove si sviluppano derive di auto annientamento, “sofferenze oscure” che si sommano e sovrappongono alle sofferenze della brutalità.

Il panorama di macerie immobile diventa trauma visivo che sconquassa l’io profondo, più delle voragini della guerra. Resistere, in questo scenario, è azione molto complessa. Samah Jabr è sensibile alle foglie: si lega d’amore alla Terra attraverso l’hobby del giardinaggio. Il silenzio mistico di una foglia, che interrompe il flusso dei pensieri neri. Ristora il suo sguardo, ricordando l’elementare bellezza di ogni vita. Una guerriera fragile che riscopre la forza della Spiritualità e, al tempo stesso, tenace che ci indica nella urgenza della Resistenza una strada che dobbiamo percorrere uniti, solidali, vivaci.

Il tempo del genocidio” va letto come una testimonianza di Resistenza: una foglia di luce che, nello svelare tutta la inaudita ferocia umana, ci da l’indicazione di una possibile direzione. Un linguaggio asciutto, mai incline alla auto referenzialità, ma comprensibile, lucido e, a tratti, anche poetico. La piccola Gaza, capitolo conclusivo del libro, ci svela un sogno infinitamente stupido: il sogno di una Gaza libera, il sogno di una Pace per la Resistenza Palestinese, per i suoi martiri, i suoi bambini trucidati. La Piccola Gaza libera e felice che ciascuno di noi deve inseguire, come simbolo dell’unica inutile utilità che ci è concessa in questo passaggio terreno: essere attivi, vigili, schierati, soprattutto nei sogni.

(Luca Musella)

IL TEMPO DEL GENOCIDIO -Rendere testimonianza di un anno in Palestina di Samah Jabr

Sensibili alle foglie (agosto 2024) 152 pagine – 13 Euro – traduzione dall’inglese

di Cloe Curcio

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